lunedì 8 ottobre 2012

Una Poesia per Pamparato 2012

La giuria ufficiale del premio letterario "Una Poesia per Pamparato" XXV edizione, anno 2012,
composta da Luca Necciai (presidente), Marita Rosa e Remigio Bertolino, coadiuvata nei lavori dal segretario del premio Eraldo Odasso

ha indicato la seguente graduatoria di concorso:

SEZIONE POESIA SINGOLA
Primo premio
"La sera lenta" di Luiso Domenico (Bitonto BA)



“La sera lenta”, nella sua struttura di sonetto tronco d’un verso, è il ricordo per flash irrelati di un fugace passato, un istante colto con immagini potenti e suggestive, che danno luogo a metafore di grande impatto emotivo.


Secondo premio
"Periferia" di Lazzerotti Bruno (Milano)



“Periferia” è una poesia intensa e vibrante che per certi aspetti richiama la pittura di Sironi di analoga atmosfera. Un accumulo di immagini tese a connotare il vuoto grigiore, gli spazi anonimi e desolati delle “banlieue”, dei suburbi.


Terzo premio
"Grezzano" di Consoli Carmelo (Firenze)



“Grezzano” è una poesia dal ritmo narrativo, strutturata si tre atrofe, ognuna delle quali tratteggia momenti di vita dell’infanzia e della giovinezza, quando le cose sono ancora avvolte da una patina di stupore e di mistero.


Segnalazioni per merito a Mantisi Cristina, Sturla Miles, Armando Daniele e Odasso Paolo

SEZIONE SILLOGE
Primo premio "Trame e petali" di Baudena Fiorella (Mondovì CN)


Già dal titolo si evince la cifra stilistica che contraddistingue la raccolta di versi: un lirismo delicato e raffinato, una trama di immagini icastiche che baluginano spesso come pietre preziose, come flash improvvisi che rischiarano anfratti ombrosi dell’anima e del cuore.




2° Premio: “Arrivederci e grazie” di Carlo Parlotto
Raccolta omogenea e calibrata, singolare per i temi trattati. Poesie di piccoli fatti, oggetti, sensazioni minime. Un microcosmo che il poeta scopre con la lente sottile dell’ironia, dello humor graffiante, sulla scia della lezione della poetessa polacca W. Szymborska.

3° Premio: “…Piccola notizia”  di Marino Antonucci
La silloge è quanto mai compatta ed unitaria, sia nello stile asciutto e nitido, sia nei temi sviluppati che hanno come motivo dominante l’amore e l’amicizia, amore inteso anche come legame profondo ai luoghi cari al poeta


TUTTE LE POESIE PRESENTATE:


PRIMO PREMIO
LA SERA LENTA

La sera lenta ci veniva incontro
coi suoi cespugli d’ombre e di silenzi
e di noi due seduti a una panchina
non furono più vive le parole

un vento grigio oltre lo steccato
già ci annusava e ci lambiva gli orli
e a noi che fummo ardenti di pensieri
si fecero ricordo anche gli occhi

in quella sera ai margini di noi
ebbe sete di nebbie la lumaca
e fummo un rigagnolo sfumato

di noi rimase la beatitudine
di carni e pietre fattisi stupore.

LUISO DOMENICO


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SECONDO PREMIO
PERIFERIA

Il ristagno dello sguardo
misura la distanza,
spazia e allontana
la geometria scardinata
delle tangenziali,
la dissolvenza che confisca
la diversa gradazione della luce
tra le case di periferia
e la bolla grigia dello spazio.
Slabbri di fuliggine
scontrosa alle finestre
spartiscono
tutte le voci, i respiri,
i sogni arresi,
rodono
una scoria di vita
che consuma con rabbia
ferite, voglie, approdi mancati.
La notte è forma del vuoto
tra un giorno e l’altro
nel contagio delle antenne
e la pozza spaurita dell’alba
è luce a spiumare
le promesse del cuore.

LAZZEROTTI BRUNO


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TERZO  PREMIO
GREZZANO

Grezzano stretta, lontana borgata dei sogni.
Tre case e campi d’avena
sul sentiero che saliva alla foresta
a un passo dalla luna,
dal canto dei lupi innamorati.
Erano le chiare infanzie
a vestirci di foglie e fragranze,
i cieli respirati in un lampo di cometa,
le nicchie tra alberi e cespugli
così lontane dal peso degli affanni.

Era Grezzano un mare di papaveri,
il grido, la sfida al quadrifoglio:
“fortuna a chi lo trova” tra i fossati e la collina
dove il fiume rallentava per farsi accarezzare
e si univa al gioco delle rane,
al ballo delle libellule
prima che il tempo delle meraviglie
svanisse nel macero degli anni.

Era quel breve istante della giovinezza
stupore nel cuore del granturco,
segreto tra i faggi ventosi, le ombre del bosco,
e la gioia cristallina delle acque,
il quadrifoglio della piccola fortuna,
chiusi noi nell’attesa del domani
a un passo dalla luna,
dal canto dei lupi innamorati.
Noi come le corolle, i fili d’erba a bocca aperta
nell’azzurro limpido dei giorni.

CONSOLI  CARMELO



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SEGNALAZIONE DI MERITO
I SILENZI  DELL’ARIA

Nessuno muove i silenzi dell’aria
eppure qualcuno ha lasciato
un percorso di orme
che portano altrove
sulla sabbia in attesa dell’onda.
nella rada la nave appare sospesa
in questa monocromia di luce,
nella leggera assenza di pallide visioni
dove il cielo e il mare
sono un’unica tavola bianca.
In evanescenti trasparenze
un fiore di agave si protende
con l’ultimo suo grido alla vita.
Aspettando nuove armonie di sole
dormono i gabbiani
col capo sotto l’ala
nell’immobilità del sonno
in attesa del vento.
E, in questo silenzio che smorza il respiro,
potrei cominciare il mio viaggio
camminando sul filo dell’acqua
fino a toccare l’orizzonte lontano.

MANTISI  CRISTINA


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SEGNALAZIONE DI MERITO
RISURREZIONE

Ma il Cielo, Zina, lo sapeva!
Aveva sentito il grido accorato seppur taciuto
che squassava il tuo petto
mentre subivi l’oltraggio del branco.
Così la notte: pietosa, oscurò le stelle
e la beffarda luna
esecrando l’innocenza violata.
Trascesa sofferenza……
Giacevi respirando la terra
prima madre e ultima
la terra nelle mani contratte
e l’orrore nel cuore.
Non sentivi il grido impazzito dei gabbiani
né il rombo del mare schiantare la riva,
solo il magma bruciante della rabbia
che ti saliva dentro.
Poi il pianto. Un pianto fanciullo
ti riportò al grembo materno
là dove il pianto è amore
e l’amore è vita.
La vita che ancora ti apparteneva
provata, offesa, non vinta!
Sconfitta alfine l’onda del dolore
tu, rinata Fenice,
tornasti placata al sentiero della speranza.

MILES  STURLA


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SEGNALAZIONE DI MERITO
PROFUMO DI INFINITO

Il profumo del tempo
è lo scricchiolio del respiro
nelle ferite del mio corpo,
il movimento greve dell’aria
nelle mie narici dilatate,
come un’onda arricciata
in un arenile d’inquietudine.
Gli occhi scovano misteri,
nascosti nel buio della terra,
colmi di dolcezza e di emozioni.
Nei sospesi dialoghi
tra cuore e mente
scopro l’istante eterno.
Sostanza viva,
con un equilibrio dolce e amaro:
essenza che palpita densa.
E il mio sangue fluttua lieve
in un percorso che scivola da sé,
toccando ogni spazio del mio essere
e sigilla il mio tempo
in un abbraccio forte e intenso
che profuma d’infinito.

ARMANDO DANIELE


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SEGNALAZIONE DI MERITO
MARMELLATA D’ARANCE

Si può morire di malinconia
frugando tra vecchi ricordi
assopiti nell’anima.
Era il tempo di calzini rammendati
e di sogni cuciti in semplici speranze
quando mia madre, con il suo cappotto sgualcito,
si affrettava veloce alla prima Messa
per ritornare furtiva
ad orchestrare il pranzo della domenica.
La vedo dopo lunghi e sorridenti travagli,
partorire la marmellata d’arance
e tramutando le bucce in canditi
accendere in noi sinfonie di sensi.
Un mare di fiori abbracciava il suo balcone
dove il sole riscaldava
la nostra grande voglia di futuro.
Non si correva oltre il tempo
ma si andava sottobraccio al presente.
Agitando barattoli di speranze
si può ancora vivere di ricordi
spruzzando il domani di mille nuovi colori.

ODASSO PAOLO



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DOLCI  RICORDI

è ancora notte
mi svegliano un accavallarsi di rumori
passanti frettolosi,
lo starnazzare delle galline e polli
legati alle caviglie da uno spago

il tintinnio delle sbarre di ferro
degli ambulanti
nel piazzare i loro banchi

è mercoledì giorno di mercato
intanto dalla finestra semichiusa
sale il profumo
del minestrone di trippa
bollito, salsiccia e braciole

la mamma ha già preparato tutto
per la colazione dei contadini
al ritorno dal mercato

ora ho sessantenni
sono dolci ricordi
che affiorano alla mente, sorrido

e con un po’ di malinconia, se ne vanno.

ROCCA ANNA in VACCHETTA


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IL  MIO  NIDO

Sono tornata nella casa di mio padre
E mi preparo all’incontro
Non cambierò vestito
Mi presenterò arruffata
Non riparerò le porte
Voglio sentirle cigolare
Mia madre mi verrà a svegliare
E io fingerò di dormire
Non cambierò la mobilia
Voglio sentire gli odori
Che prende il castagno invecchiando
Li ho nel naso
Li scoverò negli angoli
Non allungherò il tetto
Mi voglio bagnare prima di entrare
Per poi scaldarmi davanti alla stufa non chiuderò a chiave
Lascerò aperta la porta come un rifugio in quota
Per accogliere chi si è perso per strada
Il pollaio odorerà di galline
La stalla di pecore e lana
Vi ricovererò la legna per quando nevica
Starò ad ascoltare le travi che cedono
Sotto il peso della neve
E pregherò che smetta
Riparerò la panca sotto il pero
E, seduta, guarderò il mio nido prima di entrare.

PRUCCA PAOLA


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LE  COLLINE  AZZURRE

L’immaginazione
e il sogno
volano.

Il mare
si trasferisce
sui monti.

rendendo
blu
con tonalità
forti
e sfumate
le colline
della mia
gioventù.

Si può
creare
la bellezza
dipingendo
con gli occhi.

Che sanno
vedere
oltre
la realtà
in un mondo
sognato
popolato
da brandelli
di vita vissuta
resa fantastica
dai ricordi.

VERDINO ALESSANDRA


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ADDIO

Addio ti ho detto quel giorni,
piangevo mentre ti guardavo…
poi nulla, sono andata via,
quell’aria non sopportavo.

Tornata la sera un po’ stanca,
i miei occhi a te ho levato,
sicura di non più vederti.

Infatti ho visto il tuo cielo,
lo spazio sembrava infinito,
dov’eri o albero immenso
amico degli anni passati?

Di te mi è rimasto il ricordo,
quell’ombra che tu mi donavi,
il gioco col vento d’estate,
di resina il fresco profumo.

Le pigne pesanti e cadenti,
ripiene di frutti gustosi,
guardava alquanto curiosa
e spruzzavo di oro e d’argento…

Or resti ormai nei miei sogni,
ma quando ti voglio vedere
un’occhiata veloce ti mando
e ti osservo maestoso e vivace…

TOSCO NADIA


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CLOCHARD

Fratello
perché sei ridotto così.
Eri stimato
buono
generoso.
Avevi un lavoro
una famiglia
ideali di vita.
Ora
sui marciapiedi trascini
la tua randagia esistenza.
Giaci su letti di cartone
e nell’alcool
affoghi i tuoi pensieri.
Ma il tuo sguardo
è ancora fiero.
La tua anima
è ancora limpida.
Il tuo cuore
sa ancora amare.
E allora
non fare così.
Dimentica
i torti subiti.
Alzati
guarda il cielo
e torna a vivere.

ROBALDO FRANCO


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A MAMMA

I

Lasci
noi qui,
alla presenza inedita
d’autunno,
dolce di sole,
ricordi
e fiori rossi.
Senza resa
io inseguo
la scia
di angeli stranieri.
Ne rubo
brividi di luce
per dare ancora raggi
al tuo sorriso.


II

Eppure
ti racconterei
del mio ultimo amore,
del colore
del cielo a dicembre,
ti chiederei
gli esatti ingredienti
di quel rimedio
alla malinconia…

BAUDENA FIORELLA


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LUCCIOLA   

Ti ho vista svolazzare
sola nel buio.
La tua tenue luce
il mio cuore
rallegrò.
La bellezza vive
ancora,
ho pensato
nel silenzio,
nel segreto
del mio cuore,
ci sei tu,
piccola stella
dei prati…

BERTOLINO MARIA ROSA


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PRIMAVERA  2012

Il nudo ramo contorto
protende boccioli di rosa
contro lo spento del cielo
…e nell’animo
un fremito di gioia rischiara
il grigiore di sempre.

Lo sguardo si alza nel cielo
marezzato di nubi cangianti,
scivola sui prati,
velluti ricamati di primule
e d’azzurri occhi di Madonna.

Ancora un’altra primavera,
timida, avanza,
spezzando gli affilati denti
del lungo feroce inverno.

Il vento solleva foglie morte
dando aria ai vecchi pensieri
che appesantiscono l’anima,
stanca
…ed allora, per un istante,
mi pare di afferrare
- lievi ed impalpabili come vento –
brandelli di gioia di vivere.

ZANOTTI  MANUELA


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COME SEMPRE

Come sempre ritorni
obliqua alla mia finestra
dietro una tenda sottile
danzare nell’aria dell’acqua
che ti avvicina a spiagge silenziose
come un messaggio in bottiglia.
Questa distanza fugace
delle nostre finestre
forse non ci farà incontrare
e solo la luce che emani
nel tuo fresco ozio
lancerà veloci messaggi della tua esistenza.
E gli occhi si tendono al pianto.
Non posso frenare la caduta dell’iride
se ogni tuo gesto che si cela dietro
una tenda fugace o un lenzuolo sgualcito
è un aprirsi di gelsomini nelle notte
è un tumulto di fiori al mattino.
Come sempre dopo ogni mattino
dopo ogni sera è come osservare
un tramonto più bello di ieri
senza sapere come sarà il domani.
Sai, o forse fingi di non sapere,
che ti osservo, che tu sei felice
quando i miei occhi lo fanno
e in questo tuo essere presente e assente
c’è che ho imparato ad amarti.

BALDINO STEFANO


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IL SILENZIO

Anche i ricordi sono frammenti di vita.
Mentre il pensiero corre su sentieri impervi
incontra il fruscio di foglie autunnali
che ondeggiano nell’aria umida
in diritto di morire sul suolo che attende.
Dura poco l’illusione della bella stagione
in corsa col denso rumore della vita.
Custode di molte memorie
avvolge i ricordi con le nebbie del tempo
scoprendo tracce di strade dissolte.
Abbraccia come il vento pensieri e ideali
donando vigore alla mente impigrita.
E quando la vista imperfetta esplora
le nostre paure reali od astratte
fidando su percezioni incorniciate dal tempo,
i cristalli del cielo percuotono i sensi.
Nessuno vive per volere di un angelo
o per un gesto della terra arrabbiata.

VOARINO GIUSEPPE


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LA BIANCA CREATURA  E’ ARRIVATA

La bianca creatura è arrivata.
Al tuo letto si sta avvicinando
Lieve e delicata la camminata
Sua, nella luce che stava già entrando.

La bianca creatura è arrivata.
Tu sorridendo la stavi aspettando,
sul tuo petto la sua mano si è posata;
insieme, lontano, ve ne state andando.

La bianca creatura è arrivata.
Da me, ormai solo, ti ha diviso.
Qualcuno sa dove ti sta portando?

La bianca creatura è arrivata.
Chissà se rivedrò mai il tuo sorriso.
Ora, vecchia amica, ti sto aspettando.

RUDELLA STEFANO


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GIULIA… LA PAZZA

DOCE SEI Giulia?
Ti guardo e riconosco solo l’involucro
del tuo corpo che, come un viandante nella notte,
vaga fra nebbie d’assenza a cercare i pensieri,
i gesti perduti un giorno dopo l’altro,
le parole ormai dimenticate
come sogni che si posano sui ghiacciai del nulla, poi
la tua vita, che si lascia vivere al posto tuo.
Così ti ho trovata, questa sera
seduta accanto alla solitudine, lontana
come rondine abbandonata dallo stormo.
Dove si perde lo sguardo, fisso nel vuoto infinito?
Quale vento ha rapito i tuoi ricordi?
Le tue radici, il tuo io? Quale marea ha travolto la tua mente
lasciando sulla riva i detriti
di una vita senza più passione.
Ti cerco e non ti trovo
sorella cara
e non esiste più la donna,
la madre, la moglie amorosa.
Sei solo un pupazzo che si scioglie
al sole dell’oblio.
Cosa posso fare per liberarti?
Qual è la via per raggiungere i tuoi pensieri
e capirne il senso?
Ora posso solo accarezzare i tuoi capelli incolti,
nutrire la tua bocca arida,
sperare che questo demone
che ti ha rapito la mente
ti abbia lasciato un po’ di me,
un po’ di noi.
Così verrò a trovarti, domani
ed anche quando le stagioni che verranno saranno solo inverni,
ti parlerò ancora di noi, dei nostri momenti,
ti porterò una rosa, dai giardini del cuore
e forse, solo per un istante,
la tua anima…si ricorderà di te.

MONTANARO MARIA TERESA


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DIVENTARE  GRANDE

Io che scrivevo parole
Ed ora taccio,
resto appeso alle vostre quattro maledettissime
parole: le ripetete sempre, e non dite mai niente.
Io che amavo un amore lontano da tutti e da tutto,
che sognavo un mondo diverso.
Io che respiravo vento di speranza, fedele compagna.
Io che odiavo morte, sangue e distruzione,
odiando lo stesso disprezzo che mi faceva odiare,
ed ero solo.
Io che vivevo nel mio mondo diverso,
felicemente felice solo su un’isola
in mezzo all’oceano, che di triste non ha proprio nulla,
se non qualche pezzo di legno naufrago
portato a riva dalle onde in tempesta.

Io che ero. Io che sono.
Io che sono e non mi riconosco.
Io che sono e mi disprezzo.
Io che sono e non sono mai contento.

Io che vorrei una mano gentile alla quale affidare
tutto il mio cuore che qui dentro pesa
per volare nel cielo leggero senza nuvole e pensieri.
Io che vorrei e non trovo nessuna risposta.
Nessuna mano.
Ancora più solo.
E nella solitudine, un totale distacco
e la triste visione d’insieme
nell’accorgersi che questo non avrà fine,
mentre voi che non ascoltate
ridete facendovi beffe
dei segni della vita.

AVAGNINA  GIANLUCA


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STOP

Ho posato  il mio cuore
su una pietra
perché sia freddo
con il nero della notte
e si riscaldi
con i colori del sole.

L’ho posato su una pietra
perché possa udire
i passi della gente
ed il peso
che ognuno sta portando.

Riprenderò il mio cuore
al tuo  ritorno
perché basterà
la mia gioia
per farlo battere.

RACCA  EMILIA


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STO  PENSANDO A TE!

Ai tuoi altezzosi silenzi,
alle mie inquietudini,
alle primavere senza rondini
di sogni immensi ed irrealizzati,
al tuo indimenticabile sorriso,
alle tue occhiate maliziose
colme di segreti,
ai tuoi silenziosi rifiuti.


                           STO  PENSANDO  A  TE!

                           Nell’indifesa roccaforte
                           Del mio io,
                           nelle nebbie della solitudine
                           del mio domani,
                           nell’irreale felicità
                           di un impossibile amore.

BARBERO  BIAGIO


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INCANTO

Una falce di luna,
manciate di stelle.
Cassiopea pulsa
In questa notte
Di agosto.
L’erba è umida,
profuma
d’antico.
Trattieni una lucciola
Nella tua mano,
in questo silenzio
che parla
d’infinito.
Mi lascio vivere
Nel sussurro del vento,
nostalgia
che frantuma
il passato.

TESTA MARIA BRUNA


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IL  FIORE  PIU’  BELLO

Ho cercato il fiore più bello
nell’angolo del giardino
tra i vasi che profumano di primavera…
Non l’ho trovato!

Ho cercato il fiore più bello
tra il verde del prato
lungo il ruscello…
Non l’ho trovato!

Ho cercato il fiore più bello
tra le dure zolle che adornano la roccia
plasmata dal vento…
Non l’ho trovato!

Ho cercato il fiore più bello
lungo il sentiero
che si perde nel bosco…
Non l’ho trovato!

E allora?

Mi siedo all’ombra del castagno,
penso contemplando un tramonto stupendo
che mi fa sognare!

Un raggio di luce mi illumina la mente:
il fiore più bello è custodito nel cuore,
è quello della bontà che non conosce età!!

Finalmente l’ho trovato!!

CAMAGLIO PIERA


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ESTATI A PAMPARATO

Il nonno mi raccontava spesso
del suo passato
di guerra.

La Sua Pace era solo qui
a Pamparato
quando, bambina,
mi porgeva le sue carezze
e mi offriva i suoi sorrisi
prima di incamminarsi
per andare da Ottavio
e raggiungere gli amici
al gioco delle bocce.

Tifosa del nonno “bocciatore”
imparavo dalle sue parole
che sapevano di esperienza
e dalle attenzioni
di una nonna devota.

È rimasto
l’eterno ricordo,
come la pietra del fiume
è spettatrice dello scorrere
dell’acqua
del tempo.

Il tempo
che cambiava,
anche allora,
e che portava
un vento leggero
che lentamente spegneva
la fiamma della candela
che ci illuminava
nelle sere di pioggia
quando mancava la luce
e si accendevano le emozioni.

NASI  RAFFAELLA


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SEMBRANO  ATTIMI

Giostra di scaglie d’oro
nello spazio di anni vissuti
sembrano attimi
ora fermi
in stanze di memorie.
Corone di ombre
e lontane armonie
confondono sguardi
al rullare smorto di tamburi
nel vuoto rimasto
di chiari mattini,
di passi insieme accostati
sotto fronde di giorni sereni.
Nel filare di lampe notturne,
una stella si affaccia
alla porta aperta del cielo
dove approdo ha trovato
il tuo volo,
lieve fremito il viso mi sfiora,
come foglia che a sera
d’oro del sole si tinge,
a spegnere
sembianze di solitudine
perché nel cuore non resti
solo muto dolore.

Ripenso il tuo sorriso
e scrivo il libro di nuovi mattini
con perle di sole.
Grazie Mamma!

CERRO BRUNA




Il folto pubblico presente alla manifestazione di premiazione, svoltasi in Pamparato il 6 ottobre scorso, ha inoltre concorso ad individuare le poesie vincenti il CERTAMEN.

a breve pubblicheremo tutte le opere partecipanti ed il responso della giuria popolare 

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