sabato 25 marzo 2006

Dal Forum


Poesie di...
Roberto Demontis




L’inizio della ricerca

Candido cielo notturno d’estate,
qua e là da un lenzuolo di nubi
pezzato su cui giacciono angioli
gaudenti alla frescura notturna,
poveri angioli, dai cui occhi
stillano stelle, or rischiarando te
su cui timida riluce la luna.

Come posso trovar lieve pace
Io, che hai condannato al dolore
In Terra senza risparmiar lagrime,
se neppur agli angioli concerne solo il riso?

Come piovon stelle dal candido ciel
Vien latente il pianto dagli occhi
Nelle solitarie notti d’estate.
Quale caro conforto al dolore?
Quale eterno sollievo celeste?
Male diffuso il cosmo pervade
In ogni dove e in ogni tempo.

E perché con ulteriore condanna
Aggravi la pena? Con l’illusione
D’una pace serena dopo la morte
Nella vana ricerca d’un vago bene supremo?

L’uomo che pria viveva d’amore
E guerra, poscia, represso l’animo,
represso il corpo, latebra erra
cercando, e cieco, alcun trovando
in Terra, al ciel rivolge il guardo
ponendo sollievo celeste d’uman
miseria dopo l’inutil morte.

Ma nell’incoscio ascoso s’annida
Istinto, il quale, vital passione
Nutrendo e forgiando tema mortal,
tempra possente volontà di vita,
giacché, se il soffrir all’uomo solo
concerne, apprezza brevi istanti
chè la vita merta.

Ed è come una meschin ciurmaglia
Che tra i flutti burrascosi vaga
E latitante fugge il periglio,
finché, gettata l’ancora, gettata
ogni speme, un’isola l’accoglie,
lì, fatal presagio, trova per caso
un premio ch’era follia sperar.

Così l’uomo erra anelante in ciel
Dolce riscatto, non scorgendo porto
Non scorgendo spiaggia in cui sostare.
Ma quanti anfratti ascosi vita
Riserva, ed ella dolce appare
A chi v’approda.


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L’ambiguità dell’Amore

Alor che la leggera brezza cullante
Cangia rapida a burrascoso vento
Né a giolito convien restare errante,
alor non ha senso cosmico tormento.

Alla riva sì ratto s’appressa l’amante
Trascurando la meta, che in pavento
Più non vede comune teda brillante
E teme’n minace dromo pentimento.

Così l’edace drudo, il cui amore
Non può certo soggiacere a oggetto
Ma’n eterno castigo dimora’l core

A perire tra i flutti costretto
A perire in atroce dolore
Non raggiunge la costa e muore


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La passione

Alor che incrocia guardo il guardo
E morde lenta il labbro rubente
Per ascosa passione impotente
Avvampo nell’intimo e ardo

Né temendo voce alcun detraente
Vicendevoli sorrisi attardo
Con un adone dal ceruleo sguardo
L’alcool inebriando la mente.

Così poscia in segreta alcova
Godo dei sublimi frutti violati
Che più perversa preservò natura

Imponendo uman morale nova
Sicché d’altri animal più famati
Fosse lor voluttà carnal più dura.



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La notte

Sì duro che’l dì risveglio attardo
È il diurno banale levarsi
Ad un tristo sol ch’eterno deride
Una monotona vita mendace

Sicché trascorro per calli follati
Un’esigua comune esistenza
In attesa di munifica notte.
Notte che ogni segreto custodi

Che romite fantasie soccorri
Cedendo un silenzioso conforto
Ch’adagia spirto a mondo bramato

Che dimora in effimero sogno
Che per Elio crudel tosto oblio
Lasciando’l vago ricordo d’un abbraccio


L’uno all’altro amanti
In reciproco appartenere
Amandosi completan
La vitale essenza

Che dicono amore
Per la qual cosa al sonno
Abbandonati divampa
Incessante eterno ardore,

che se si bilanciano la parti
cangia rapido a furore
a cagion del cui intime fibre

inarrestabil divorando
s’annienta all’essere
la capacità d’amare.


Roberto Demontis

venerdì 10 marzo 2006

Dal Forum


Poesie di...
Funambolo



Telefonata

Ascolto le tue parole
distratte…
ogni pensiero è una ferita
aperta
sul tuo distacco;
ogni istante si ferma
immobile
mentre aspetto con terrore
di incontrare due occhi
nuovi
nel vuoto dei tuoi silenzi
sempre
più
distanti.

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XXI Marzo

E’ la striscia di sole
che attraverso le persiane
disegna
il luminoso silenzio
del mattino.
E’ lo stupore dei platani,
ancora colorati d’inverno,
per questa incomprensibile gioia
che filtra
indiscreta
tra scuri rami
nudi.


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Fiore

Oggi non ho più niente
se non il tuo ricordo…
…limpida acqua
per le nostre speranze
recise.
Rosa



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…chiuso

stretto
come un nodo
attorno al nulla
della cenere
di ciò che ho bruciato.
La gioia è un ricordo
troppo fino
che sfugge nella clessidra
del pugno…


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Funamboli

Abbiamo solo steso
un filo sottile
dove ogni nostro passo,
mosso sull’ abisso
tra sogni e paure,
possa avere
il limpido suono
perfetto
della gioia.


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Girasole

Trascinato ancora
dal tuo sole
irraggiungibile
in un giro
inconcludente,
mi abbandono
perso
e immobile alla notte.
Da questo buio
lontano,
sarà solo il mio sogno
felice
a poterti baciare...
...e a colorarmi ancora
domani
di gialla
testarda
inutile illusione.



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Sipario

Attraverso le tende leggere
di questa lontananza,
al soffio lieve
di qualche ricordo,
vedrai come vivo ora
senza te…
… di fronte ad una sera
che allunga l’ombra
alle mie spalle.


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Niente peggio

Almeno
in mezzo a questo mare
non sono
niente di peggio
che un semplice nulla…





Funambolo 
AKA Federico Giorio

giovedì 2 marzo 2006

Dal Forum

Poesie di...
YAMA


SERA, ACCOGLIENTE AMICA

Abbaglianti immagini di brillanti verdi
e caldi ocra di muri a secco,
di antichi profumi di fiori e di mare.

Son visioni di lontani orizzonti,
di rosso striati e spazzati dal vento.
Danze d’immagini, di suoni pregne.

Immagini, voci e canti vivaci
di una passata età che quale altra vita,
sull’oggi s’affaccia, mostrandone il ricordo.

Sensazioni che del vespro son l’annuncio,
e preludio della sera, accogliente amica,
dimora di baci e di carezze impertinenti.


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CONCHIGLIE

Come conchiglie
da risacca
sulla riva abbandonate
sono per te oggi
i miei pensieri.

Gusci vuoti
che di sbiancata
memoria hanno l’aspetto,
privi di vita
o d’alcun affetto.

Gusci che del colore
solo un ricordo vago
ancor trattengono
e del lucore di vita
neanche quello.

Gusci …
che di gioia di sguardi
furono esca,
e di colori e sorrisi arditi
furono l’incanto;

che con profumo
di mare e di vita
ressero di passione
il confronto,
e d’amore furono vanto.

Oggi quei gusci,
insolati e asciutti,
vaghi e sbiancati,
del dolce sentire
più non sono dimora,

ma casa e orpello
di affamate mosche
che lezzo attrae
come funesto boccone
di amaro rimpianto.


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LE OCCASIONI PERDUTE

Amor mio dolce
sogno il tuo volto,
sogno ciò che m’è stato tolto
e sogno la tua voce.

Penso a quel che non sarà
a quel che il tuo sguardo prometteva
per rompere della vita la discesa,
ma che ormai più non verrà.

Dal mondo tanto ho avuto
che pur pensando alla rinuncia,
pur nell’oblio che s’annuncia,
lasciare non ho potuto.

Mi spiace solo che per compenso
non esista un intermedio sentire
che per l’umano gioire,
appaghi almeno un senso.



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LA PANCHINA SUL LAGO

La panchina sul lago
sotto al tiglio
quello con la corteccia incisa di fresco
da giovani cuori.
Un vecchio
si chiede se è cataratta
o foschia ad offuscare la vista
del vapore delle 16:00
che candido lascia la sua scia
come cigno gigante
sulle acque piatte.

Le dita nodose cercano
il pane vecchio
nella tasca slabbrata della giacca
mentre intorno si fanno le oche
come ogni sera
per le solite quattro chiacchiere.
“Vi ricordate di Anna – chiede –
quando qui passeggiava sul lungo lago
col suo vestito bianco come la neve
e la treccia nera sulla spalla?”

Gli occhi alza al cielo
verso quelle nubi pesanti, grevi
come gli anni trascorsi nella solitudine.
Annusa l’aria, ma ancora è presto
per avvertire l’odore dell’inverno

quello vero

perché il suo è ormai quasi finito.

“Anna, amore mio,
quanto tempo ci separa ancora?”



YAMA
Le poesie di Yama sono pubblicate sul nostro forum al link:http://amicipoesia.mondoweb.net/viewtopic.php?f=2&t=38