giovedì 10 gennaio 2013

Naciribwa, la bella nascosta

Questa favola è narrata alla sera attorno al fuoco nei villaggi karimojong (popolazione di pastori del nord-est dell’Uganda). Traspaiono da essa il piacere del narrare, la fantasia e la ricchezza dei dettagli, ma anche alcuni valori caratteristici come la fede nel trionfo del bene sul male.
MISNA, Racconti

C’era una volta una ragazza che si chiamava Naciribwa; il suo secondo nome era Kiyo. Il suo corpo era splendido e la pelle era bronzea e liscia. Gli occhi erano di un nero splendente, bellissimi a vedersi. Vestiva una pelle adornata di magnifiche perline. Il suo capo era adorno di fili multicolori di perline e attorno al collo portava una collana di bianche scaglie di uova di struzzo. Naciribwa era ricca e sana.Un giorno venne data una grande festa e tutti correvano per parteciparvi. Naciribwa vi si recò col fratello. Si pettinò magnificamente e mise un campanellino alla caviglia destra. Lungo la strada si divertì tantissimo in compagnia delle altre ragazze che andavano alla festa. A sera, i giovani del posto cominciarono a corteggiare le ragazze, cercando tra loro la più bella. Ma nessuna eguagliava in bellezza Naciribwa che conquistò tutti, compreso il fratello. Tornato a casa, il ragazzo raccontò ai genitori come erano andate le cose e come anch’egli si fosse innamorato pazzamente della sorella al punto di volerla in moglie. A sentire questo, tutti rimasero male e Naciribwa andò fuori di sé dalla vergogna. Decise di scappare di casa e la sua amica del cuore andò con lei.
Pur slanciata e di un bel colore nero, l’amica non era bella come Naciribwa e, temendo che i nemici si sarebbero interessati solo di lei, magari battendosi tra loro per averla, cercò di trovare una soluzione al problema. Mentre stava pensando a ciò, s’imbatterono in una femmina d’elefante che stava partorendo. L’amica prese la placenta dell’ animale e con essa rivestì Naciribwa che divenne sporca e brutta. Ora, l’amica pareva veramente bella. Trovarono un tamarindo e lo salirono portando con sé la zucca d’acqua. I nemici si stavano avvicinando e vennero a sedersi proprio sotto l’albero. Naciribwa sputò di sotto e uno degli uomini guardò in su ma non vide le ragazze che erano salite molto in alto.
Naciribwa sputò di nuovo e l’uomo pensò che fosse lo spirito e lo disse agli amici. Mentre tutti guardavano in su, le ragazze lasciarono cadere la zucca dell’acqua. Grande fu lo spavento degli uomini che ben presto si accorsero delle ragazze. Naciribwa, con la placenta secca addosso, appariva veramente brulla e gli uomini si dettero ben presto da fare per raggiungere l’amica.
Uno di loro riuscì a prenderla, mentre gli altri decisero di ammazzare Naciribwa tanto era brutta. Ma uno ebbe compassione di lei e volle tenerla con sé per custodire il bestiame. Furono condotte al kraal di quella gente. L’amica di Naciribwa trovò tutti i favori di questo mondo, mentre Naciribwa fu considerata come una schiava. Il suo lavoro consisteva nel badare alle vacche assieme ad un  pastore e si cibava di ciò che veniva gettato ai cani.
Quando andava a fare il bagno, Naciribwa si toglieva la placenta di dosso . Un giorno il pastore la vide e rimase incantato dalla sua bellezza. Nel kraal non c’era nessuna ragazza che potesse starle alla pari. La sera stessa il giovane corse dal padre e raccontò il fatto, ma nessuno gli credette. Mentre Naciribwa stava mangiando con i cani, il giovane improvvisò un canto per declamarne la bellezza: a Kiyo vien dato da mangiare con cani, Kiyo! a Naciribwa Kiyo con i cani, Kiyo! Kiyo dai bianchi denti, con i cani, Kiyo! Kiyo dalle belle mani, con cani, Kiyo! A Kiyo vien dato da mangiare con i cani, Kiyo!
Il ragazzo ripeté la cosa al padre che finalmente si decise ad andare a vedere con i suoi occhi. Naciribwa andò a bagnarsi, si tolse le pelli di placenta e incominciò a versarsi acqua sul corpo. Mentre stava per rimettersi la pelle della placenta, il padre del ragazzo corse verso di lei e riuscì a trattenerla. Era certamente la più bella ragazza che si fosse mai vista. Venne portata al kraal e tutti rimasero meravigliati della storia. Da quel momento non dovette più mangiare con i cani perché tutti le volevano bene. Sposò il giovane che l’amava ed ebbe figli bellissimi.