mercoledì 16 novembre 2005

Piossasco 2005


Antiche come le Montagne ed.2005

Poesie premiate



FUOCO DI PAGLIA

Sotto un cielo stellato dominato da una luna esagerata,
rotonda e soddisfatta,
come si fosse appena fatta
un’abbuffata con le mie sicurezze
una scorpacciata del mio mondo tranquillo e sempre uguale
un sol boccone del mio cuore già provato,
questa luna mannara mi ha stregato senza scampo
nel tempo di un bacio.
Ma chi se lo aspettava, un regalo così a ottant’anni?

MADDALENA MAFFEI
1° Classificata "Antiche come le Montagne" ed.2005




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IL RIFUGIO

Di questa tavola
Imbandita di solidi amici
Briciole d’immagini
Echeggiano tra bottiglie
Ormai avare di vino.
Negli occhi il sapore
Di polverosi sentieri,
rafforza il velame
di panorami improvvisi
dipinti nel cuore.

E già la sera
Aggrappata al monte
Non concede
Ai nostri piedi che
Un timido riposo.
Fuori,
la luna lieve accarezza
il nostro covo e di una sigaretta
l’azzurro filo
un poco fa tossire
la sua luce.
Dentro,
poche candele
giocano sui volti nostri
misteriosi segni
quasi a non conoscerci
più.

Chiusi nel rifugio,
tra ali di montagne
che puntellano pensieri
sorseggiamo ancora
l’ultima eco della scalata.

La campana nella valle
Rimprovera
Che non siamo soli.
Il mondo con i suoi umori
S’aggira attorno a noi
Che al riparo nella notte
Vediamo tra le sue tempeste
Nella cera consunta
La forza di essere
Non più giovani eroi.

GIUSEPPE GITTINI
2° Classificata pari merito







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RITORNO VENDEMMIALE
IN UNA NEBBIA SEROTINA DI PENSIERO

Senza applausi, l’estate è scivolata via
Con il solare giubilo acciarpato nelle sacche da viaggio:
la fuga ora ne svela una prudenza di ronzii.
Nel tramonto che tinge di ferretto i colli
Fruga le vigne un alito di vento per uno stanco giuoco.
Si specchia assente in cielo dentro il fiume,
mentre spezzetta l’aria con presagi di nebbia
il riso delle folaghe.
È come un incantesimo:
viene in larghe folate e sa di gelsomino e di aspro
il profumo dell’uva.
Sempre e non sempre: essere nata qui in un’altra vita.
È tutto come allora:
le donne che raccolgono con somma cura i grappoli,
gli uomini che rovesciano i canestri nelle bigonce.

Questa notte si ballerà sull’aia o nella piazza:
fisarmoniche e mandolini,
il complessino jazz o beat,
la banda…
Con la grancassa i desideri sino al cielo,
dove, in mezzo alle stelle lucidate ad hoc
trema la luna rattrappita a mezza fede.

Tra i giovano gli anticipi di amore e le promesBatteranno l’oscuro di oltre siepe.
È tutto come allora.
Pure qualcosa manca che io non so:
una tristezza scarna estenua la sera:
è come una libellula che passa torna passa
a filo dei canneti…
o una collana di finzioni che si sfila.
In tasca mi si sbriciola il ricordo:
la mia vendemmia- se ci fu- è al di là dell’arena.
Non più i festosi amici:

Ora chi batte alla mia porta,
Persegue cadenze di pietra.
In un contraddittorio di confronti e di sconfitte
Ho perso il senso dei ritorni.

GINA BONENTI MIRA D’ERCOLE
2° Classificata pari merito




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STRADA SAN MARTINO 139

Mi dà felicità quella salita,
quel sentiero nei passi della luna.
È tardi, notte fonda ma perduta
Essenza di magnolia e gelsomino.
Carezze d’aria scendono dall’alto
E sfiatano a ridosso delle mura.
Tuonano cani al buio delle ville,
la forsythia spande il suo cuore giallo

Mi dà felicità questa stradina
D’erbe e sassi frammezzati, quel mare
Che pulsa dietro il porto, le lampare
Che altalenano leggere. Non penso
Nulla perché ho imbavagliato il cuore.

Tu m’attendi, compagno d’una vita…
…mi dà felicità questa salita.

WANDA SMO’
3° Classificata assoluta




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PRA DI BOTTE 2005

Che spazio discreto
Nell’umile campagna.
Avvolgente, remoto.
Ricordo le poche cose di allora.
Mattoni erosi, ancora saldi,
raccontano umili storie.
Tutto tace.
Solo l’irrompere di un alto pioppo
Nella sonnolente pianura.
La strada bianca
Richiama neri viandanti
Che a passo lento
Vanno a messa.
In lontananza l’argine del canale
Solleva l’orizzonte.
Tutto intorno è più intimo e ritrovato.
Luogo d’origine
Dov’è più facile
Vivere.

ANTONIO COSTANTIN
4° Classificata assoluta




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SENZA COLORI


Il sussurro del vento
Porta suoni lontani
Di melodie perdute nel tempo:
arpe e ghironde,
organetti e violini
cantano canzoni d’amore
e di nostalgia.

Affido ai segreti dei venti
Sentimenti e passioni,
emozioni e pensieri
per inviarli in terre
lontane
dove erbe di guerre
nascono in una notte
per non finire all’alba.

Affido ai segreti dei venti
Parole di Pace , d’Amore
E Libertà
Per disperderle nell’aria
Con melodie di arpe e ghironde,
di organetti e violini.

I sussurri dei venti
Le porteranno lontano:
senza confini,
senza scadenze,
senza colori di pelle.

CESARE VALLINA
5° Classificata assoluta



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ANNASPANDO

Annaspando fra bolle di carta,
soffocando sotto coperte ammuffite,
grido un nome senza parole,
aiuto è forse la dizione.

Chiuso nella bolla di uno sguardo,
bruciato fra due sottili piani.

Fra gli scintillii degli strumenti da chirurgo
E fra luci spente di un falso ospedale.

Nella nebbia delle inutili affermazioni,
viaggia una barca guidata da un uomo senza
ragione
deve vive quell’albero, che s’agita al vento
con rami di scheletro, stridendo il suo disagio.

Verso quella vetta di eroi abbandonati,
senza una tomba e senza un nome.

Se, potessi voltarmi a guardare tutti i passi che
Ho saltato,
se poi, potessi asciugare tutte le lacrime
che i miei occhi hanno conosciuto,
smetterei di guardare a est
sospirando per l’alba.

Fermerei tutte le volte che mi sono smarrito
Nell’oscurità di un sorriso.
Lascerei ogni sguardo al suo legittimo
Proprietario.

Felice di un niente…

Esitando fra due mondi tremanti
Cullato da una gelida mano
Spoglio della mia sicurezza.
Cosa posso fare per fermare, arrestare,
quest’ansia che corre per le mie vene?

Così tante porte di fronte a me
Senza un nome o un piccolo aiuto.
NO!!! Niente nomi o catene stringono in
questo corridoio
il mio cuore è stretto abbastanza dalle mie vene,
ancora un po’.

Forse solo una scheggia di cristallo, colei che
Dolge, rannicchiata ai tuoi piedi.
Cammino, senza la sicurezza di un angelo
Custode.

Non una ragione per custodire sogni rotti
O chiavi rubate.
Non un motivo per poter parlare ancora alle
Stelle.
Solo posso vedere la tua ombra inesistente.

Così spaurito di morire mi aggiro fra le
Camere di un palazzo infinito.

Qual è la via per uscire?
Qualcosa di vago si aggira qui.

Ansia Panico Ansia Terrore
Ansia Smarrimento Ansia Paura
Chiuso nella scatola con il mio incubo
Peggiore
Costretto a una lotta senza motivo.

LUCA BEE
1° Classificata "Progetto Primavera" 2005




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SILENZIO

Non odo
rumore
che possa
svelarmi
presenza
umana,

ma sento
dei suoni
fatati
capaci
di dirmi
l’immenso.

ENRICO GROSSO
2° Classificata "Progetto Primavera" 2005




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AUSCHWITZ OGGI

Incrostati di muschio e di piante infestanti
son oggi coperti quei luoghi di stenti.
I fili spinati
i pali marciti
i vecchi muretti distrutti e cadenti
teatro di morte, di sangue e di strazi
ormai son scrostati
dal lungo abbandono.
Le piccole stanze e le palizzate
ricordano vite,
pensieri e paure.

Ricordano giorni passati al lavoro
ricordano rabbia, terrore e violenza.
I muri son alti
i tetti caduti.
Un mondo isolato
diverso e sopito
che nei suoi ricordi
risveglia il dolore
che in ogni persona risiede nel cuore.

Son morte persone di razze diverse
ma grazie al ricordo
non verranno disperse.

STEFANO VALDEMARIN
3° Classificata "Progetto Primavera" 2005


domenica 6 novembre 2005

Premiazione Piossasco 2005


COMUNICATO STAMPA
con preghiera di diffusione


Sabato 5 novembre 2005 ha avuto luogo nella sempre incantevole cornice del Castello Feudale “ Ai Nove Merli ” di Piossasco la premiazione dell’ annuale
 Concorso internazionale di Poesia e Sensazioni “ Antiche come le Montagne”, 
organizzato dal Gruppo Amici della Poesia in collaborazione con la città di Piossasco Assessorato alla Cultura , la A.T. Pro Loco ed il prezioso e costante contributo della città francese di Cran-Gèvrier.

Questa la composizione delle tre Giurie ufficiali del premio:
1) PER “POESIA INSIEME”
Presidente: Giorgio BARBERI SQUAROTTI,
L.DE LUCA –L.GIRAUDO - G.MARTINATTO -P.PELLEGRINO - A.RUFFINATTO - G.VALERA GRUBER
2) PER “ PROGETTO PRIMAVERA E PRIMAVERA 15”
Presidente: Ezio MARCHISIO
A.FRAMMARTINO - MV.GARAVELLI - V.MOSOLE - C.TIENGO
3) PER” IMMAGINI E RICORDI”
Presidente: Piero BONINO
F.BRUNELLO - C.CARBONARO - D.CRUSCA - D.FORIGO

Vincitrice della quattordicesima edizione ANTICHE COME LE MONTAGNE è risultata
Maddalena MAFFEI di Noventa Padovana con il componimento “ FUOCO DI PAGLIA”.
Secondi classificati pari merito: Gina Bonenti Mira D’Ercole con la poesia “RITORNO VENDEMMIALE” e Gittini Giuseppe con “ IL RIFUGIO”.
Terza classificata : Wanda Ottino con “ STRADA SAN MARTINO 139”.
Quarto classificato: Antonio Costantin con:” PRA DI BOTTE 2005”
Al quinto posto: Cesare Vallina con: “ SENZA COLORI”.
Sono stati inoltre assegnati due premi speciali della giuria a: Gvardina Elena e Cappellaro Lara.
La giuria ha infine espresso una segnalazione per merito ad Anna Maria Cardillo.

Premiati nella sezione “ PROGETTO PRIMAVERA e PRIMAVERA 15”:
Primo classificato: Luca Bee di Pontevico (BS) che ha composto :” ANNASPANDO FRA BOLLE DI CARTA”.
Secondo classificato: Enrico Grosso di Torino con la poesia ” SILENZIO” .
Terzo classificato Stefano Valdemarin con ” AUSCHWITZ OGGI”.
Al quarto posto: Luca Tedesco con .” AND WHEN…”.
Al quinto posto: Lisa Castellaneta con ” LA PAURA”.
Altri premi speciali della giuria a Cristina Talenti, Martina Merletti ed Erika Giacomelli.

Per la sezione “IMMAGINI E RICORDI” (FOTOGRAFIA), il 1° premio e’ stato assegnato ad Antonio Costantin di Piossasco con “ CANNETO UNO” .
Al secondo posto: Elena Gvardina con: “LUCE”.
Premio speciale della giuria a Giovanni Sobrino.
Per la prima volta in questa edizione è stato istituito come esperimento un premio del “PUBBLICO”, che ha favorito Lia LAGEARD di Torino con la fotografia TERRE STRANIERE…(GABBIANO).

Anche quest’anno i vincitori vedranno i propri componimenti pubblicati su internet e avranno occasione di porre a dimora nel parco del Castello feudale una pianta di camelia a fioritura invernale, in ricordo della loro presenza a Piossasco.

Gli Amici della Poesia ringraziano di cuore quanti li seguono con sincera devozione in questa iniziativa, con l’augurio di proseguire insieme un proficuo cammino, e danno appuntamento a tutti gli appassionati per l’edizione 2006 del concorso, che prevede due sicure novità: l’inserimento insieme alla poesia, del racconto breve, e la partecipazione gratuita non solo per i pass 15 ma anche per tutti gli studenti

Con l’augurio che la poesia sia sempre presente nella vostra vita...

Gruppo AMICI della POESIA
Corrispondenza :
Giuseppe Sabatini -Gruppo AdP-
Via G. Deledda,1 10045 Piossasco (TO)
WebEditor: Luca Necciai
 sito web: www.amicipoesia.altervista.org
e-mail: amici.poesia@gmail.com
Info Line : Bruno Spesso- ore 14,00/16,00- tel 011 9064314

martedì 18 ottobre 2005

Dal Forum


Poesie di...
YAMA



11 SETTEMBRE
(il cameriere)

Amico mio,
di scuola antico compagno.
Come fiore di ciliegio
che in breve, vita diffonde
e aroma spande
e bellezza
e sfioritura presto accoglie,
così repentinamente,
la tua strada,
per cieca perfidia,
hai terminato.
Tu che felice in paradiso,
le tue speranze avevi realizzato.
Da solo,
in terra straniera,
ad inseguire del tuo sogno il destino.
E fu quel primo giorno ...
Ricordi?
Dal novantesimo piano
m’avevi telefonato:
“È come in un film!”,
mi dicesti.
Il tuo cuore,
di gioia pregno,
ancor non conosceva
del dolore il vero strazio.
Ancor giunto non era
quel martedì,
di vita oltraggio,
in cui dal paradiso,
come goccia di pioggia,
saresti sceso.
Quel martedì di fine estate,
ultimo giorno,
in cui,
nel tuo stupito dolore,
spiccasti il volo,
e mentre la terra incontro ti veniva,
il vento i tuoi capelli scompigliava,
come dolce carezza di madre
che paura scaccia.



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IN PINETA

Della pineta dei ricordi
risento il profumo lontano
di resina e rosmarino
e tra vociare maremmano
eccomi ancora ragazzino.

… in una sera d’estate
e i suoi occhi rivedo
e la frangetta
e le sue labbra fredde
di gelato al limone
labbra acerbe che ammirai
ma baciare non osai.

Oggi il suo nome
più non ricordo
ma che rimpianto ormai …
per quel gusto di limone
che non assaggiai.



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PIOGGIA

Pioggia salata
che riga le mie guance
con la speranza,

è acqua che il vento
ha rubato al mare.



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LA CASA DELLE VACANZE

Cigolano

i cardini vecchi
nella penombra
e nell’odore di chiuso
e di polvere umida,

ma è casa.

Si spalancano le imposte
su immutate viste
che solo ieri
pare d’aver lasciato
e luce entra a dare vita
alle cose ritrovate
in un magico istante
di occhi stupiti
che indugiano
ad abbracciare il tutto
quasi a cercare la certezza
d’essere davvero li

tra quelle mura

ancora più amate
dopo l’abbandono

che di ricordi e di speranze
sono l’alcova.



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CROSTE DI SALE

Fragile sentire

che d’assenza fa rinuncia e resa.
eppure è amore, anche nell’attesa.

A te conduco il mio pensiero
tra le forti correnti di un mare nero

attraverso nubi scure e mareggiate
che sugli scogli lasciano croste salate

come quelle che sulla nuda pelle
mi hai lasciato parlandomi di stelle.



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VENTI DI LIGURIA

Oliveti in fasce
scendono al mare
catturando lo sguardo
coi profumi viola
dei giacinti
e i brillanti colori
di basilico e salvia
e i turchesi d’acqua
che la costa seguono
da ostro a libeccio
fino alle terre
di tramontana


Yama
Le poesie di Yama sono presenti sul nostro forum al link:
http://amicipoesia.mondoweb.net/viewtopic.php?f=2&t=38

sabato 15 ottobre 2005

Dal Forum


Poesie di...
Eraldo Odasso



ATTIMI

Un'ombra allungata
sulla vita
ha incatenato le speranze
in un angolo d'angoscia.
Bagliori improvvisi
ne squarciano il velo.
                     Attimi.
Lontani riflessi
riportano l'eco
di una illusione.
                    E attese
di altri frammenti
di luce.
Attimi che ho creduto
valessero la vita
solo
trafiggono l'anima.




COMMEDIA

Sogno la vita
accesa nell'alba
in un sorriso di luce.

Non riconosco la vita
ad ogni risveglio
quando muoiono
le illusioni
travolte dal delirio
dell'umanità.

Vivo ogni giorno
quest'umana commedia
senza più lo stupore
dell'innocenza.
Fugaci comparse
d'incomprese bontà
dimenticate
nel solito copione
di malvagità.
Scene ormai logorate
mentre guardo dal loggione
nell'impotenza colpevole
dello spettatore.


Ho sognato
d'essere attore
sulla scena.

Nell'ombra della platea
flebile
scendeva la mia voce
in un vuoto silenzio.




RICORDARE CATULLO

Soles occidere et redire possunt.
 E' un inganno
 la morte del giorno
 se poi altri giorni
 m'inseguono
 Uccidendomi a poco a poco.
 Notti lievitanti
 di illusioni
 fugate dal ritorno
 di nuove certezze
 che ricondensano
 l'infelicità.

Nobis, cum semel occidit brevis lux,
 nox est perpetua una dormienda.
 Molecola di polvere
 la nostra vita
 e l'universo impassibile
 macina i millenni.
 Almeno riposerò al termine
 di questa luce
 così breve.

Vivamus, mea Lesbia, atque amemus.
 E' amore
 accarezzarti
 nell'autunno della vita
 quando il tuo viso
 non nasconde più la fretta
 del tempo.
 Confondere le lacrime
 sui nostri passi
 incerti
 verso la meta
 che ci affatica
 insieme.





LETTERE A BETTY

Volando dalla nostra terra
 ho visto il sorriso dei tuoi occhi
 in un riflesso del sole sul mare.
 Non indugiare nelle tue preghiere
 per me, Betty.
 I nostri sogni di gloria
 pascoleranno sulle risaie del Viet-Nam.

Fa caldo, Betty, in questa terra
 maledetta. Fa caldo, oggi.
 E’ un diluvio di fuoco
 che piove sulle nostre casematte
 e le risaie ribollono
 come un mare in tempesta
 sospinto dall’ira di mille demoni.
 Gente dalle cento vite,
 lo sguardo di un fanciullo
 che muore per gioco.
 Dì una preghiera, Betty, per me.

Il mento è annerito, Betty,
 in queste stagioni interminabili
 come le nostre pianure,
 orizzonte infinito della nostra vergogna.
 Non baciare, Betty, le nostre zolle
 che odorano di sangue
 se da esse germoglia la morte.
 In queste risaie vermiglie
 s’annegano i vecchi,
 le madri dal ventre rigonfio:
 in esse s’acquieta per sempre
 l’arsura del fosforo bianco.
 Non interrompere, Betty,
 mai più le tue preghiere.

Domani tornerò, Betty.
 Sento il calore del sole
 accarezzarmi le occhiaie vuote
 solchi di sangue
 in cui berrà per sempre
 il ricordo di tanta vergogna.
 Non vedrò mai più le tue lacrime
 sulle tue preghiere,
 ma i petti squarciati dei bimbi
 e risaie di sangue.
 I miei occhi.
 Li ho lasciati
 in un angolo maledetto
 di questa terra
 odorante d’immortalità.






VIVERE

Non più dondolio lieve
 di foglia caduta
 ma vertigine
 il mio volo verso l'abisso.
 Percorro amiche un tempo
 iridescenze dell'anima
 che si spengono
 doloranti
 sull'ultima pagina
 della vita
 dove tutto s'acquieta
 in un silenzio lieve.

Ascoltare ancora
 quelle voci sommesse
 alle radici della vita
 e cercare Dio

in questi grovigli dell'anima.

E anche piangendo

vivere.




SGUARDI SULLA VITA

Occhi appena aperti alla vita
dal grembo di una madre al pianto
d’essere solo a vivere.
Fragile fiore
infrange la crosta sottile.
S’inchinerà stanco al tramonto.

Occhi che vedono
l’ansimare della vita
sui sogni dispersi a dimenticare
del primo risveglio la memoria.

Il tempo flagella i vani
tentativi di tramutare in oro
la pietra della vita
e già declina
sugli occhi stanchi
per le alchimie perdute.

Oggi
si sono chiusi gli occhi
di un bimbo senza nome
e par che sorrida così freddo
oltre la soglia di un sogno
incominciato forse soltanto
nel grembo della madre.

Sguardi sulla vita.
Occhi che per sorridere
devono morire.





DELIRIO

Non è luce ancora
e già stanco mi geme dentro il tremito
dell’abbandono
di fronte a quel salto di roccia
estremo confronto
d’una giovinezza lontana.

Nell’orrido
il sorriso d’un fiore
irraggiungibile
riflette gli anni lontani
che tornano a volte
per inchiodare
nella mente il tempo
 da dimenticare.

Voli di gracchi intorno
a ridere delle mie paure.

Una mano invisibile
mi sradica dal mondo
oltre quel cono di luce
mentre lassù
una croce aspetta
che disperato deponga
crocifisso
il mio delirio.






VOCE

Voce
 da anni muta
 crocifissa alla terra
 uccisa dai tumulti del cuore.

Volevo scendere negli abissi
 della vita
 per fuggire i frastuoni
 che uccidono il silenzio
 e riscoprire il senso
 d’un cammino disperso.

Volevo piangere
 in silenzio
 le delusioni, i sogni
 traditi, le promesse
 tradite, gli affetti
 traditi.

Volevo riscoprire
 le luci lontane dimenticate
 e riaccenderle oggi
 accettando il rischio di vivere
 per non morire.

E poi riemergere
 alla vita.








TEOREMA

Se fossi vissuto
 attraverso i secoli,
 se avessi contato
 tutti i tramonti
 arrossati,
 se fossi morto ogni sera
 per rinascere
 in una vana attesa,
 se avessi pianto
 infinite volte
 questo teorema perfetto
 della malvagità umana,
 oggi
 pregherei ancora
 d’amore.



Eraldo Odasso

venerdì 19 agosto 2005

Pamparato 2005


Una Poesia per Pamparato,
edizione 2005



DAL MARE SI TORNA
Giovanni Galli, Savigliano CN
1° Premio assoluto

Dal mare si torna sventolando una mano e la voce.
Sulle labbra, i morsi del sale m’accrespano il sangue
e le nenie, sul fondo, d’una donna che ormai ha scordato l’amore.
A certi vecchi piace essere padroni
e rimestare, col bastone degli anni, il giorno dei figli.
Il giorno s’accascia, sfibrato, tra spuma e conchiglie
e l’onda, ripresa dal gorgo, lo perde lontano.
Anche mio figlio, bruciato dal sole, si perde
fra tele bianche di sogno e, senza parlare,
intreccia canti di grilli e di rane.
La luna, piena, tra i rami s’impiglia
 e non scende allo stagno, se non per tremule scaglie.
Ogni scaglia un’ila, dalle verdi vesciche, ci salta
a cercare la notte e l’amore.
Noi, appoggiati al muro, ci s’imbianca di luna
e si aspetta, dolce indugio, il tonfo dell’acqua e del cuore.

Dal mare si torna balzando i gradini d’un bigio vagone
che inganna, stridendo, il foglio del tempo.
Il tempo non concede che un bacio, o un sussurro,
e vien da piangere sul volto aperto dell’unica donna
che, ieri notte, nuda s’è offerta all’umido ventre.
Al caffè si giocano, a carte, il braccio di mare
e lo scoglio dove il cefalo, argentee squame,
abbocca gonfio d’acciughe e di fango.

Dopo il fischio, Spotorno è un grumo di scisti, di lumi,
di reti, di sabbia e di vento.
Un nome, sul foglio del tempo, ove i treni rifiatan di rado
ma è bello vederli passare ebbri di luce e di gente
che torna dal mare ove attende una donna.
La timida lucciola, agli scambi, manovra lanterne
e ricordi di biondi fanali ove nacque l’attesa e l’amore.
Nella buia corrente la cubomedusa, dal quadro mantello,
incendia i ragazzi che s’amano in mare.

Dal mare, talvolta, si torna avviliti ed è giusto si pianga.

Un giorno, nell’umida ombra dell’orto,
ai fanciulli diranno che sono vecchie ferite di falce o di vanga.





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COME IL TUO IL MIO PASSO VACILLA (a F.)
Giovanni BOTTARO
Secondo classificato

..un altro ha una malattia che spezza l’animo. Non v’è
un uomo al quale Zeus non infligga molti mali.

                                                    Mimnermo, frammento 2

Il termine che ti condanna – E p i t e l i o m a –
impasta la lingua. “Non esistono cure.”
- La chemio? – “Un palliativo!” Parola d’oncologo.

Indifferente il sole balugina:
presagio un’ombra alla vigna
fra tralci avviticchiati alle canne.

Fanciullo vestivi calzoni sdruciti
- eredità d’un fratello –
Zampettavi – già scalzo – al tepore di marzo.

E mi rammenti - insofferente –
di spighe l’aia ingombra
del pagliaio lo stollo

l’ingordigia della trebbia

dell’aria polverosa della nebbia
i rebbi
della seta ammansita dal pozzo bevendo.

Ora che il grano imbiondisce
la tua terra sfama gramigne.
Assenza – la tua – scolpiti sui vetri della stalla
opachi per i tranelli dei ragni.

Alla catena il cane guaisce
grato agli avanzi del tuo pasto.
Non sa dell’autunno. Del calare del giorno.

Sarai – di sicuro – lontano d’inverno.

E il tuo focolare
assorbirà tra la cenere la nicotina
(ma era il tabacco – che ti ha ingiuriato –
conforto per qualche minuto).

Nella camera umida il letto disfatto
Sulle pareti sbucciato l’intonaco.

Sarà solitudine – ti darà pace? –
la tua fanciullezza
nel reticolo d’urne
(ti accoglieranno ossa inquiete).

Tu non hai conosciuto l’ebbrezza del gioco.

Partita crudele – dicono – sia la vita.
Zoccolando tra nuvola e zolla
cavalcano ippogrifi i ricordi.

Come il tuo il mio passo vacilla.

A Monselice (Padova),
22 maggio 2004






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 NOSTALGIE D’ANIMA
Floriano MANGIANTINI
Terzo classificato

Alita un velo
di lieve zefiro
nell’aria indocile
cavalca il cielo
spargendo nuvole
come gomitoli.
Oggi, proprio come allora
quando vorticava
la neve delle acacie
sparsa su vicoli di silenzio,
ancora ci abbaglia
il luccichio della Candalla
Innocenza eravamo, ranocchie elastiche
rannicchiate sullo specchio del ruscello
ammirando il tremolare
di diamanti di sole
frantumati in schegge sulla corrente.
Ascoltavamo smorzata quiete d’erba
che nasceva nel rumore
d’inviolabili silenzi,
e sibilanti i sassi delle fionde
su bersagli mobili, d’ombre.
Gambe esili di corpi smilzi
saltavano pozzi di fossi in sintonia
mentre il frinire delle cicale
inondava i vacui meriggi dell’anima.
Respirare proprio qui il ricordo
di quel tempo,
di poggi ricoperti a cielo
e una campagna pigra
fra odor di gelsomini.
E la sera stelle
aurei coriandoli
nel cielo limpido
tenui fiammelle
fra danze agili
su aie in musica.


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lunedì 4 luglio 2005

Dal Forum


Poesie di...
Irene Pizzimenti




Tra mille fili d'erba

Ed il passare lento del mio dito sui tuoi occhi
è silenzioso ritrovarti
Carezza la tua mano che si fa storia sul mio viso
Ad occhi chiusi le tue dita
riscoprono ad una ad una righe che sul mio volto
hanno scritto di lunghe attese

E silenzioso si annulla il tempo col suo dolore

Scritture di futuro giocano tra ciocche brune
di capelli luminosi al sole
Abbandonate braccia ci scorre addosso liberatorio
tra mille fili d’erba verde il viverci


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PROFONDA PRESENZA

E l’attimo
diventa
tempo senza fine

lancetta piccola che scandisce
segretamente
all’anima
parole chiuse al tempo
trasforma i corpi
nel suo silenzio pieno
sospesa
mi tieni stretta
vortici lenti
le nuvole
vestono di bianco l’emozione
scivola dentro ogni forma

piacere che si perde nel piacere
profonda presenza
l’estasi
sorride

finito
il tuo infinito
tocca



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APPARTENENZA

Ed è emozione
questo cercarti ancora
Ed è attesa lo stesso non averti
sogno che si vive sveglio
Attimo che si ripassa lento
ogni attimo
Tenerezza profonda
di un sentirmi dentro te
di un sentirti dentro me
-Appartenenza-
Per quel suo essere
nello stesso essere
Canto che
non ha bisogno di parole
Musica che
suona senza alcuna nota
Stupore che
non si addormenterà
mai nell’anima

Ed è silenzio ora
vestito della tua stessa vita
colorato dal ricordo dei tuoi suoni
Sosta imposta che diventa Attesa
Risalita tua da un vuoto
che profondo
ti serra ogni via d’uscita
Ed io che qui t’aspetto
Ed è emozione questo mio viverti
tenace doloroso
sfida e prigionia
contro ogni senso
contro ogni tempo
contro lo stesso vivere



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ANDAVO BAGNATA

Scrosci d’acqua secchiate argentine
da vecchi balconi finestre del cielo
mi coprono tutta

Dentro il mio corpo

Maglietta incollata ai miei seni
rido e cammino
strizzo felice i lunghi capelli
mi levo le scarpe
schizzo di schizzi questi miei giorni

Sorridi bagnato

Tenero mi poggi sul muro così…sotto l’acqua
su una vecchia sporgenza la gonna si sposta
in piedi a sfiorarmi ti inchini leggero

fronte la tua sulla mia
occhi incantati di pioggia

Noi fermi

quasi paurosi di sciupare l’istante
toccandoci appena

L’acqua non sento
l’acqua non senti

Scrosci bagnati a lavare i giorni

Incollata maglietta io stessa
mi scrivo di te



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SCACCO MATTO

Affollato il tavolo
nervosi i giocatori

Io
posta
senza storia
io noia
egoista
io
dama
che gioca
duro
Io
donna
fredda
che segna
distacco

Incredule voci
sussurrano

Scacco matto…

Mi alzo invidiata
prendo il piatto
lo osservo
lo svuoto per terra

Mi infilo il cappotto
esco
fuori l’aria mi avvolge

Respiro stanca
fanali antichi
compagni di strada
mi illuminano

Io
donna
sola
vado

nel vento si ascolta

Scacco matto



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SEILA

Il tuo viso è muto
le tue labbra mordono finalmente il pane
Mangi mentre osservi
luoghi sconosciuti, gente sconosciuta
sei sola...


I tuoi occhi scuri e gonfi
chiedono perché
in un silenzio pieno di paure.
Alle spalle senti ancora
il rumoreggiare del mare
i suoi mormorii cupi imbronciati
e quel barcone triste
pieno di gente in lacrime

Mordi il pane finalmente

Il tuo vestito strappato grida dolore
bisogni ricatti atrocità
Nel tuo cuore
il mondo resta lontano
legato ad un'isola, a dei sorrisi
a delle mani ancora troppo care

Ma tu
non sai dire...

Mangi il pane finalmente
in una terra sconosciuta straniera vuota

E il tramonto scende
e il tramonto invade ora il tuo cuore
ma tu non sai dire...

E le manine sole
silenziose adesso

si stringono ferite
attorno a quell'unico sicuro mondo tuo...

Il pane.



Irene Pizzimenti

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