venerdì 18 marzo 2011

Dal Forum

Poesie di...
Ito Nami



San Benedetto

Strema giunge la rondine
e così ratta al mare che
le fulge turchese il petto.
Come a tracciare sentori
di casa,tratto tratto
intinge nel salso il becco.
Sfrutta ogni ridosso:onda,
duna,molo,barco alla fonda.
Alle cabine non cabra,
potendo vi s'infila in mezzo.
Mentre cammino,sfiora
la sabbia e mi passa vicino.
Lambe ogni cosa:abile
approfitta d'ogni fronda,
imbocca ogni varco.
Il vento al traverso pare
la voglia ricacciare in mare,
ma tutto in lei è teso
alla sua gronda.
Ormai sta per arrivare.



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Mai
Mai coi versi si è fatto così poco
quando li si è gettati
giù troppo presto.
Sarebbe necessario
attendere una vita intera,
per una vita intera lesinare,
se ci riuscisse,sensi e dolcezza,
per farcela,forse in fine,
a camporre dieci righe buone.
I versi,infatti,come crede
la gente,non sono sentimenti
al cui possesso si giunge molto presto,
ma esperienze.
Prima che un solo verso venga
alla luce si deve aver veduto
molte città,gente,cose,
conosciuto animali,capito come
volano gli uccelli,appreso
con quale garbo i piccoli fiori
si schiudono al mattino.
Con la mente si deve riandare
a viaggi in lande sconosciute,
ad incontri inattesi,a partenze
molto pigre ad appressarsi,
ai giorni dell'infanzia ancora
così oscuri,ai genitori
che ci dovevano amareggiare
quando ci recavano una gioia
da noi non compresa(era
una gioia per un altro),
agli esantèmi dell'infanzia,
dai pròdromi così strani,
con sintomi tanto gravi e profondi,
a giorni trascorsi in camere
silenti e raccolte,a mattini
in riva al mare,di certi mari
specialmente,a notti in viaggio
che passavano con un alto stormire
e volavano via con tutte le stelle,
e ancora non è sufficiente
poter pensare a tutto questo.
Si devono aver ricordi di molte
notti d'amore,ciascuna diversa dall'altra,
di alti lamenti di partorienti e di candide
lievi puerpere assopite che si chiudono.
Ma si deve aver assistito persone in agonia,
aver vegliato morti in una stanza
a finestre spalanche e i rumori
che repenti salgono a folate.
E poi ancora.Non basta aver ricordi.
Si deve saperli smemorare
quando s'affoltano,e pazienti
attendere che tornino.Perché
di per sé essi ancora non sono poesia.
Ma quando si fanno nostro sangue,
sguardo,gesto,e,ormai anonimi
e non più distinguibili da noi stessi,
soltanto allora può accadere che da essi
si liberi e si libri l'incipit di un verso.

Trasposizione in versi di Gilberto Fanfani alias Ito Nami
di un brano che espone la poetica di Rainer Maria Rilke-Di Aufzeichnungen des Malte Laudris Brigge-Insel Verlag Wiesbaden 1952





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Creazione dell'uomo(haiku rimato)

Diva crétula
in infima argilla,
ai cieli grétola.






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Primavera in periferia

Tra macerie desolate
agnelli al sole brucano
l'aprile in attesa di Pasqua.
Variopinti al vento
ragazzini,gemme ebbre
di linfa,sfogano sul palla
energie nell'inverno
troppo a lungo represse.
Rade la prima rondine
sfinita talmente il campo
che il piccolo portiere
quasi l'afferra in tuffo.



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"Motorino!"
Se rapace Leandro saetta
su una palla che pare
oltre ogni portata,
scatta in piedi a Fasano
lo stadio,muto e sospeso
nel fiato,come teso
ad un prodigio,e lui,
non li delude.






 Gilberto Fanfani AKA Ito NamiLe poesie di Ito Nami sono presenti sul nostro forum al link:
http://amicipoesia.mondoweb.net/viewtopic.php?f=2&t=200