martedì 27 novembre 2007

Piossasco 2007


ANTICHE COME LE MONTAGNE 2007Concorso internazionale per Poesie & Sensazioni


Sezione "Poesia Insieme"
lavori premiati:



TI SCRIVO

Ti scrivo alfabeti di immagini,
seduto sulla sedia di paglia
senza il flauto della tua voce
che nuota nella mia memoria.
In questo ricovero, segno,
disperazione, masticando
caramelle di angoscia,
nel giardino dei passi perduti.
Mentre accarezzo un cane,
che lecca la mia compassione,
altri amici scacciano, con me,
la vecchiaia, tra recite
di un DIO, predicatore
di affreschi stellari, per cercare
il profilo del tuo volto,
nell’isola della stanza.
Nascono lontano echi di un tram
nell’eguale ritorno in deposito,
voci dai dialetti sonori vuotati,
con l’ultimo bicchiere,
nell’osteria dei buffoni.
Volevo parlarti di questi rumori amici,
poi ho ridotto la lettera in farfalle di carta,
quando la notte rode sentimenti
che entrano nel diario dei sogni solitari,
prima di confondermi con l’infinito.

Armando GIORGI (Genova)
1° premio assoluto "Poesia Insieme"
ANTICHE COME LE MONTAGNE (Piossasco TO) anno 2007




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LA MIA TERRA

Ha il sapore dei boschi,
la mia terra,
del verde dei pini e degli abeti,
del candore delle nevi eterne,
negli inverni, aridi di sole.
E’ avvolta dai profumi,
la mia terra,
sprigionati dalle bacche di ginepro,
nelle estati, tiepide di vento.
Ha la forza dei monti,
la mia terra,
nella pietra è intagliata
la sua storia.
Ha ferite profonde,
la mia terra,
trincee scavate
nei cuori della gente.
E’ terra di confine,
la mia terra,
intrisa del sangue dei suoi figli,
caduti, in epoche lontane,
e del sudore di fatiche contadine
negli autunni, screziati dai colori.
E’ terra di emigranti,
la mia terra,
dolente di lacrime e d’addii,
nel sogno di ritorni mai avvenuti.
Ha un cuore di dolore,
la mia terra,
nascosto nelle pieghe
dei ricordi.
Ma rinasce a primavera,
la mia terra,
perché è nel pianto
che si genera la vita.

Mariateresa BIASION MARTINELLI (Orbassano)
2° classificata "Poesia Insieme"




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LE STRADE DEGLI ARTISTI

Le strade degli artisti
son spesso dure e tortuose
ma quelle vie, non son mai vuote e neppure silenziose.
Son piene di storie e di canzoni, sogni a volte rancidi,
ma colmi di passioni.

Le strade degli artisti
sono a volte cupe e tristi,
ma non son troppo diverse dalle vie di noi poveri cristi.
Sono piene di gente con la testa chissà dove,
occhi e facce che ridono... anche quando piove.

Le strade degli artisti
sono tele con sopra mille colori,
quelle vie son teatri dove posano gli attori.

Le strade degli artisti
son poesie elargite a piene mani,
illusioni forse fragili
ma dure quanto basta per campar fino a domani.

Fabrizio PICCO (Giaveno)
3° classificata "Poesia Insieme"




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HO VISTO IL NATALE CONSUMARSI

Stanotte la luna si è oscurata. A lungo il vento ha ululato.
D’inverno si è vestita la natura e la terra si è indignata.
Ho visto il Natale nelle vetrine sfolgorare
ma poi consumarsi e come neve sciogliersi.
Ai margini delle strade si è infangata.
Ho visto vagare anime chiuse,
abbottonate da cappotti ingombranti che coprono il niente.
Ho visto estrosi indumenti nascondere nudità deturpanti.
E impertinenti, panettoni e pasticcini sfilare
pronti a togliere l’amaro che c’è dentro
Ho visto uomini ciechi sordi alienati.
Parlano a scatolette strane colorate.
Lande desolate senza fine sono i marciapiedi
dove l’indifferenza e il vuoto lasciano indelebili le orme.
Ho visto su di essi farfalle senza ali petali appassiti e arcobaleni spenti.
Ho sentito voci deliranti – denunciano atrocità –
Ho sentito canti senza suoni musica senza armonia.
Culle vuote non dondolano non si sentono ninne nanne.
I presepi sono fermi – il loro meccanismo si è inceppato –
I pastori immobili assumono atteggiamenti scomodi irreali.
Angeli muti – vestiti di tristezza – sono in attesa.
Aspettano il segnale. Scrutano il cielo:
apparirà la Cometa? Saranno circonfusi dalla Luce?
Potranno ancora credere agli uomini “di buona volontà”?
Forse potranno ancora annunciare con immensa gioia – la Nascita. –
Il Dio Bambino nascerà, porterà sulla Terra la pace
e finalmente il tanto atteso Amore germoglierà.

Rosaria Ines RICCOBONO (Licata AG)
Premio Speciale della Giuria



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Sezione "Progetto Primavera - Pass15"
lavori premiati:



CARO AMICO, COSA MI RACCONTI DI BELLO?
(Versi liberi)

Caro amico,
cosa mi racconti di bello?

Lettera di chi mi scrive da lontano.

Mente vuota e stanca,
nessuna memoria
da riversare sulla carta
in risposta.

Placido
osservo nel mio cuore
il nulla.

Sopraggiunge dalla finestra
freschezza di aria bagnata.
Non ti distrarre!
Ma fuori piove,
e la pioggia dissolve le volontà deboli,
di chi ha l'animo di ascoltarla.
e ne disperde progetti e pensieri.

Si risveglia nel cuore
vaghezza di sentimenti assopiti.

Mi chiami, pioggia, perché dovrei resistere?
Lontano
è già scappato il mio animo,
scivolato via
insieme a innumerevoli suoni di gocce.

Mi lascio lavare da ogni pensiero.

Alzando lo sguardo...
l'abbagliante inconsistenza del cielo
che ha perso ogni colore, ogni realtà.

Il denso velo di pioggia
lascia alla vista del mondo,
solo ciò che è essenziale al sogno.

Miracolo!

Non so come, è riapparso l'azzurro nell'aria,
ancora tenue.
Il debolissimo colore del mondo,
viene a infiltrarsi tra le coltri del sogno.

Si dissolve la pioggia.
Di nuovo solca questo cielo un airone.

Adesso, è tempo di dare
risposta al mio amico.
Ora so cosa raccontargli
di bello.

Enrico GROSSO (Torino)
1° classificato "Progetto Primavera"





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ISPIRAZIONI

Le ispirazioni

sono frasi sottili

tra fiati di vento

da capire

e da scrivere

in un’infinita

catena di parole

per riuscire

un giorno

a leggere il mondo.

Loris PERENO (Piossasco)
2° classificata




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ROBERTA

Portami in luoghi
dove il sole non conosce tramonto
e l’uomo non conosce tristezza.

Portami su vette
da dove si puo vedere la nostra terra
senza la paura di cadere.

Portami in deserti
che non soffrono la sete.

Portami su stelle
che non desiderano sapere
quando si spegneranno.

Portami in Paradiso,
perché di questo ho bisogno.

Per il mio cuore impazzito
è atroce sapere
d’essere stato creato per amarti
e non poterti amare.

Roberta.

Gianluca AVAGNINA (Mondovì CN)
3° classificata





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CAREZZE AL RISVEGLIO

Avendo vissuto in sogno
la notte come il giorno
pareva tutto paradiso
nel mio piccolo mondo.
Ma il sole dormiente,
che sempre sveglio è
all’assopir della luna,
illuminò i miei occhi.

D’agosto era il dì,
nell’amena brezza
di fresco mattino.
E così che mi girai
per veder il suo viso,
un bianco fiordaliso.
Lei era il mio amore
l’unico mio sole.

I suoi capelli dorati
cadevano sul cuscino,
come spighe di grano
nel dolce mattino.
Accarezzai il suo viso,
poi mi sentii in paradiso
e sfiorando le sue labbra
la baciai piano.

Luca TORRENTE (ValDellaTorre)
Segnalazione della Giuria


domenica 11 novembre 2007

Premiazione Piossasco 2007


Comunicato stampa


La sedicesima edizione del
Concorso internazionale di Poesie & Sensazioni
“ANTICHE COME LE MONTAGNE”




ha avuto il suo epilogo nel pomeriggio di Sabato 10 Novembre 2007 
nell’incantevole cornice del Castello Feudale Ristorante “ AI NOVE MERLI” in Piossasco (TO), 
alla presenza di un pubblico numeroso ed entusiasta, di autorità locali e di rappresentanti della carta stampata. 

Questa la composizione delle tre Giurie ufficiali del premio:

1) PER “POESIA INSIEME”
Presidente: BARBERI SQUAROTTI GIORGIO
DE LUCA LIANA –GIRAUDO LILIANA- MARCHISIO EZIO—MASETTA LORENZO - RUFFINATTO ALDO -VALERA GRUBER GABRIELLA.

2) PER “ PROGETTO PRIMAVERA E PRIMAVERA 15”
Presidente: MARTINATTO GIANFRANCO
BARTONE BRUNO - CORTESE LORENZO - MORELLO GIACOMO - TONDA MARIO.

3) PER” IMMAGINI E RICORDI”
Presidente: FORIGO DAVIDE
CARBONARO CARMINE - CRUSCA DARIO - GIORDANO FERRUCCIO.

Vincitore assoluto del Premio ANTICHE COME LE MONTAGNE edizione 2007 è risultato
GIORGI Armando di Genova con il componimento "Ti scrivo”.
Seconda classificata BIASION MARTINELLI MTeresa di Orbassano con la poesia "La mia terra".
Terzo classificato PICCO Fabrizio di Giaveno con “Le strade degli artisti”.
A seguire: ROLLE' Vittoria ("Magia bianca") e DE MAINA Nuccio ("Resta qualcosa di non detto")
E' stato inoltre assegnato un premio speciale della giuria a: RICCOBENE Rosaria Ines di Licata (AG).

Ecco i premiati della sezione “PROGETTO PRIMAVERA e Pass 15”,
Primo classificato: GROSSO Enrico di Torino che ha composto ”Caro amico, cosa mi racconti di bello?”. Secondo classificato: PERENO Loris di Piossasco con la poesia ”Ispirazioni”.
Terzo classificato: AVAGNINA Gianluca di Mondovì con "Roberta".
Premio speciale della giuria a: DUFFOUR Arno di Cran Gevrier (F) e
segnalazioni alle classi elementari di: Sous Alery, Du Vernay e Du Vallon (F)

Per la sezione NARRATIVA risultano premiati:
GARIGLIO Carla di Roletto (TO) con il racconto "Bagliori" e
BLANCHARD Françoise (F) con "La robe d'Hortensias";
è stata inoltre segnalata GUENAT SONZINI Françoise di Cran Gevrier (F)

Per la sezione “IMMAGINI E RICORDI” (FOTOGRAFIA),
il 1° premio è stato assegnato a COSTANTIN Antonio di Piossasco con “Costa paradiso”.
Al secondo posto: BERTERA Roberto di Torino con: “Gocce”.
Terzo classificato TURINA Piermario di S.Secondo di Pinerolo con “Controluce”.
Anche quest’anno il pubblico presente in sala ha scelto la fotografia preferita, che si è aggiudicata l’ormai consolidato premio del “PUBBLICO”: Vincitrice è risultata
RUSCELLO Elisa con la fotografia "Ristoro di ferragosto" .

Come sempre i vincitori vedranno i propri componimenti pubblicati su internet e avranno occasione di porre a dimora nel parco del Castello feudale alcune piante scelte di macchia mediterranea , a ricordo della loro presenza a Piossasco.

Gli Amici della Poesia ringraziano di cuore quanti li seguono con sincera devozione in questa iniziativa: Assessorato alla Cultura della città di Piossasco, L’A.T. Pro Loco Piossasco, Città gemella di CRAN GEVRIER, Castello Feudale Ristorante “ AI NOVE MERLI”, Prof. Francesco Maiolo, Bed and Breakfast L’Azalea, Giurie del premio e solleciti cronisti.

domenica 19 agosto 2007

Pamparato 2007


Una Poesia per Pamparato


POESIE PREMIATE:


Caleidoscopio

Schegge di perduti pensieri
si sprigionano,
in un caleidoscopio cromatico,
come spente galassie
di un infinito disgiunto.
Scivolano lentamente
desideri mai estinti
provocando
aritmie di impulsi
Fremono,
in un bisbiglio sommesso,
voci perdute
come sottofondo
all’assordante presente.
Cortine di gelo
occultano
empatie di affetti.
Si frantuma
su scogliere d’indifferenza
l’ultima angoscia

Giuseppe Perosino
1° Premio assoluto "Una Poesia per Pamparato" ed.2007




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Radici

Quando la terra più è dura del cuore dei superbi
strade lasciamo al vento e, a flebili sussurri, il campo.
Il campo (onde di galaverna crestate o d’antico sudore)
volti ha di gente che bussa, con garbo e a fatica, alla porta del cuore.

Il cuore, se callosa una mano lo sfiora e l’invita lontano,
la gola annerita risale pian piano e, nel buio tepore, attende
e vuole ascoltare chi, a cavallo d’un raggio lunare, nel comignolo scivola lento
e pianti e rimpianti porge alla fiamma e (mistero di Dio immenso) vorrebbe infine sostare.

Sostare è ruga profonda che, ai confini dell’ora solenne, tu scopri vermiglia
e ha scampo (eco preziosa e ribelle) all’adunca mano del tempo che urge, divora e scompiglia.

Fuori, nel composto letargo d’erbe e fanghiglia, lunghe e nostre fremono possenti radici.

Radici son coppi ricurvi che, dal gomito secco dei Bori,
con teneri occhi all’orizzonte tu cerchi
ché il sangue d’uno – alla lunga – è il sangue di tutti
e un avo materno ci nacque e, oggi, a vedere ci torna
che ancora ami il silenzio e la terra.

Di terra (asciutta credo) e di pietra ha il volto, d’umida terra il pensiero
e gli occhi d’acque azzurre fieri che han mai visto il mare.
Da sempre son le nostre donne il mare, il glauco mare immenso di silenzi (o d’esili sospiri)
ché, negli abissi, rade chetan burrasche e, appena, al sole vagiti tenui l’increspano e biondi figli.

I figli – un giorno – voce metton di terra (asciutta credo), di pietra il volto
e cessan di correre (uomini acerbi nella feria d’agosto) dietro cani fedeli e intensi tigli.

La fatica (retaggio d’uno che, prima della casa, già era) di schiena c’è dentro e di braccia
ma ogni sera, curvi e callosi un poco, a falce seduti la gettiamo nel fuoco.
Il fuoco ha l’ansito pesante e desueto il nome d’un (lontano ancor) parente che, tenue lucore,
senz’orme aizzando vien (da dove?) i cani aperti, a mezzo del cammin di fosche ore.

I tartufi, alti nel vento, non colgono odore e ombra all’uscio nodoso non sosta.

Il campo (onde di buio e d’inviolabili sussurri)
volti ingoia di gente che bussa, con garbo e a fatica, alla porta del cuore.

Giovanni Galli
2° Premio



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Fin qui

Fin qui, oltre la soglia del bar
si posa in cerchio
la tinta delicata della luce,
qualcosa come
una breccia che pullula
caparbia di là dei vetri,
un riflesso morbido del cielo
che tocca e scosta
la densità d’asfalto, parafanghi,
volti indocili,
dirada il sballare
di sguardi in solitudine.
Una purezza tenue
in sospensione
da casa a casa
che colora d’azzurro
finestre aperte in offerta
a labbra di parole,
a promesse di chimere,
prolunga il margine
sull’orlo dei dolori
incagliati nel tempo

Bruno Lazzerotti
3° Premio ex-aequo




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Idi di Marzo

Giorni come di Marzo
di miseri spiriti rivoltati
sedotti da un’estranea follia
che rapisce il respiro
al diuturno sorgere del sole.
Il tremolio inventato dal Grecale
che spira gelando la rugiada
mentre il guaire delle stelle
disvela un cruccio che grida
dalle Maremme dell’anima.
Forse un dubbio non fugato
dall’ermetismo della notte,
forse solo un sorriso smarrito
nel divenire della sera.
Ora non c’è più nulla
che riesca ancora ad emozionarti
non c’è più niente
che vada dritto al cuore:
magari un pensiero, un atto,
una parola affettuosa.
Ormai tutto è capovolto
senza la liturgia dei soliti gesti;
queste vite ingoiate dall’alba
inquietano le lune d’Africa
e l’amore è lontano, perduto
tra le valli dormienti
dove tutto tace.

Gaetano Pizzuto
3° Premio ex-aequo




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Si perde in salsedine l’Arno

"alla fine del viaggio
su inesplorato tombolo
sensazioni di distacco"


e
la pioggia alla Foce
- le correnti scalfendo –
abbraccia il tremolare dell’onde

tra i retoni
(nasse piangenti quadrate
sospese agli estremi di una croce)
si spegne un refolo:

sui sassi umidicci del molo
- con l’appannato luccicare di una squama
e l’aleggiare cieco di una piuma –
sgocciola – invisibile
a losanghe un tessuto
dissetando un mare oscurato

oltre il vetro – con velo di un ombrello –
decollo nell’Ignoto:

rimane
- sulla mia tapparella scrostata –
la distratta eco d’un saluto

esco dal mio guscio grigio
e vivo
col Sole malaticcio dell’Inverno:

alla corda inzuppata del pozzo
sonnecchia il secchio:
altalenando colmo
trastulla
- minuscola – una patina di ghiaccio

e
un albero beccheggia sul Fiume:

radice slavata
s’impiglia a viscida chiglia:

docile il tronco
vanisce
oltre l’arco dell’acqua torba
nel Cielo pomice di Luce un’Illusione

e
la mia navicella
ri-torna e attracca – con un filo di raso –
alla lampada accesa
del lampadario

e la pioggia la pioggia
tormenta
- ancora –
l’aria fredda

e
in opaca salsedine – nel Tramonto –

l’Arno si perde…

A Pisa, 18 gennaio 2006

Giovanni Bottaro
Segnalazione per merito



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APPENDO

Appendo
alla sfera
del tempo,

ogni mio
dolore.

Ad ogni
stagione,
indosserò
nuovi sentimenti.

Luigi Golinelli
Segnalazione per merito




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CERTAMEN 2007, tutte le poesie:



NATALE 1936

C’era una strada, sassosa e scoscesa
c’era un silenzio come d’attesa
c’era una siepe, contorta, e nera
fiorita di trine,
come biancospino a primavera.
La neve attorno, tutto un candore,
una speranza, lieve nel cuore.
Nel cielo miriadi di stelle
sospesi bagliori, come fiammelle.
Una più grande, nell’aria glaciale
annuncia un altro NATALE!
Ai rintocchi della campana
s’allunga il passo, la chiesa è lontana.
Struscìo di passi sulla neve gelata
c’era un’atmosfera come ovattata.
Siamo arrivati: luci, candele accese,
tremule nell’aria, come sospese.
L’organo suona, s’intona un canto,
nel cuore, greve, sentore di pianto.
C’era un arcangelo, con un berrettino
fatto di lana, con un nastrino
ed un ponpon tutto celeste,
a vigilare su un povero Presepe.
C’era sulla paglia il Bambino adagiato,
io gli chiedevo: ti senti amato?
Tu che puoi, per piacere,
fa che qualcuno mi voglia bene!
C’era nell’aria odore d’incenso,
dentro, speranza, paura, tormento.
Andate in pace, la messa è finita.
Indugio, nel sogno estraniata.
Mi scuota un duro strattone:
piegati nella genuflessione.
C’era una strada, tutta in salita,
passi pesanti, d’infanzia tradita
non mi ha ascoltata; eppur ho pregato
il sogno è finito, è calpestato.
Attorno, ora vi è solo squallore
silenzio, grida, infantile dolore.
Lacrime, riarse nell’aria, di ghiaccio,
vorrei annullarmi, sparire;
sospiro, riprendo il mio viaggio.
C’era una strada tutta in salita
allora, non sapevo, era per tutta la vita.
C’era …oh sogno mio lontano
se mia madre mi avesse tenuta per
mano …

BOGLIO CELESTINA




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VETRO

A volte
Lungo la strada
Della tua esistenza,
ti senti
come un vetro di Murano,
fragile e trasparente …
Nasci lentamente
Dal soffio di un vetraio
E diventi un fiore,
un calice,
una goccia.
Ti senti felice
Posato su un mobile
Di una casa antica
Ma se più mani
Ti sfiorano,
vivi nell’angoscia
di frantumarti.

ARENA MAURA




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AMARE VUOL DIRE...

Quando ami una ragazza
non tradirla, con l’amore
non si scherza mai.

Amare vuol dire ….
essere sinceri dentro,
è inutile fare la prima
volta:

“ E poi diventare nessuno”

ALTINA OSCAR ANTONIO




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PIANOFORTE

Le mani che scorrono suonando note indimenticabili,
di un pianoforte antico.

La passione si risveglia alle note che volano come una farfalla,
la melodia il ricordo dell’amore che sfugge.

L’amore di un tempo vivo nel mio cuore,
note che volano come il vento,
indimenticabili nel tempo.

MAINERO JOLANDA




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DIARIO INCOMPLETO

Ferma la tua mano.
Non scrivere la parola fine
sull’incompleto diario
del tuo viaggio.
Si nasce, si soffre,
si lotta, si muore.
Su pagine sempre dischiuse
nuove parentesi
si aprono e si chiudono.
Vivere vuol dire
non desistere di sperare,
non consegnarsi all’abbandono.
Per ognuno
c’è un raggio di sole
in un cielo
plumbeo di burrasca.
Per ognuno
c’è un refolo di vento,
nel soffocare quotidiano.
Per ognuno
c’è un filo di luce
nel buio più cupo.
Ammira il cielo
sereno dopo la tempesta,
guarda attentamente le nubi che fuggono,
il sole che rispunta all’alba
disperdendo
le ombre cupe della notte.
Ascolta la voce del silenzio
ed i palpiti del tuo cuore.
Cogli un fiore,
ponilo fra le pagine
tristi del tuo diario.
I tuoi tormenti,
le scottanti disillusioni
si trasfigureranno allora
in arcobaleni di speranza,
e anche tu comprenderai
che vale ancora combattere.

PEROSINO GIUSEPPE





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UNA SERA D’APRILE

Senti come soffia lieve questo vento
con l’ironia discreta di chi passa
sfiorando le cime del cuore.
Senti come scivola fra il tempo
quest’aria rosa ornata di te
ed i tuoi occhi trasfigurati di stella
tagliano come diamanti la notte.
Sembri algida, tanto lontana
laggiù, stagliata nell’orizzonte
tra il mistero profondo d’un pensiero
e l’anima mia è silenziosa
come il chiostro di un’abbazia.
Un sera d’Aprile
ebbra di calici colmi del tuo sorriso,
parole accarezzate, passi lenti
quasi a fermare quegli attimi
temendo che i minuti, le ore
avessero le ali sfuggenti d’un gabbiano.
Io con te e tu con me,
tra le bianche gardenie nascoste
in quella dolce sera d’Aprile.
Ricordo ancora la tua voce delicata
quando dicesti che mi amavi,
mentre il cielo infuocato dal tramonto
arrossava il tuo sguardo di donna.

PIZZUTO GAETANO



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FUORI DAL QUADRATO

Osservo le persone
al di fuori del quadrato.
Frenetiche, infuriate, stressate, nevrotiche,
con la vita che gli corre davanti
e vorrei gridargli, urlargli contro
perché la vita non li aspetta
e irripetibili attimi non torneranno,
non per loro,
non per me.

BATTAGLIA CRISTIANA




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IL FILO SI ALLENTA …

Quanti sogni,
quanti castelli costruiti con la fantasia
di una spavalda gioventù
che danza giuliva tra stagioni di fiori e di colori!

Lentamente uno dopo l’altro
i sogni si dissolvono,
solo un ricordo resta, non per molto però,
anche quello tramonterà!

Il tempo passa,
gli anni scorrono in un baleno,
ti fermi, pensi, interrogativi, tenui illusioni,
mentre l’orizzonte scompare nel buio della sera!

Una sola certezza:
si allenta il filo della speranza,
si allenta il filo di una vita
in gran parte ormai vissuta!

CAMAGLIO PIERA




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CASA D’AGOSTO

Casa d’agosto ho aperto di nuovo
al sole lasciando il coraggio d’entrare
col calore dei raggi d’estate
a ritemprare le fredde pareti invernali.
Una nuova stagioni di voci,
altre serate seduti sul prato
intorno agli effluvi di spezie
di una grolla di caldi ricordi,
tra brevi silenzi ognuno raccolto
dietro il filo invisibile
di un pensiero fugace. Casa d’agosto
per riaprire armadi e cassetti,
ritrovare l’odore del legno
a lungo rinchiuso nel buio del letargo
e piccolo ragni in tacita attesa.
Cartoline degli anni passati
ho scoperto nel vecchio scrittoio legate,
quasi nascoste, timide, schive
nella loro esistenza obliata.
Le avevi scritte tu, sul finir della vacanza,
le lettere incerte prima, di bimba,
poi, più grande, già nel tratto deciso.
Un breve diario d’agosto
quand’anche chi era a noi caro
respirava le rose e la brina sul prato,
l’attesa frescura di tramonti rosati.
Inspiegabile, poi, qualcosa è cambiato
e realtà inconfutabile è stato ricordo.
Malinconia di un sogno che albeggia,
muto silenzio che vaga in uno spazio bianco.
Come vorrei, senza senso apparente,
che casa d’agosto incantasse i momenti,
come vorrei chino il tuo capo vedere
mentre la mano disegna incerte parole,
senza fretta, per rivivere ancora estati finite.

MANTISI CRISTINA




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ANGELINO

Ogni giorno
posava se stesso sulla panca di legno
fuori dell’uscio,
ruotando i suoi occhi curiosi
sopra folti mustacchi curati,
abbracciati da volate di fumo
del solito sigaro,
fedele compagno di vita.
Mentre rideva
dei miei affanni di bambino,
mi parlava di un mondo
che non poteva girare
intorno ad un sole,
e di inutili fatiche per osservare,
in cielo,
improbabili satelliti.
A mezzogiorno
i rintocchi della campana
lo spingevano dentro casa,
per incrociare gli occhi
della compagna di una vita,
silenziosa e attenta
nel manifestare
il rispetto di un amore.
La sera,
prima che la notte
posasse il suo sudore
sulla panca di legno,
sottovoce,
accennava a vecchie melodie,
note di ricordi nascosti
sotto il suo vecchio cappello.
Più tardi,
ruotando ancora gli occhi curiosi,
abbracciava la notte,
salutando veloce
e indirizzando l’ultima volata di fumo
verso l’uscio di casa.

ODASSO PAOLO
2° PREMIO




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 VIVERE

Leggi la tua vita
pagina dopo pagina;
giorno dopo giorno,
scrivi la tua vita.
Libro già vissuto,
ma non ancora terminato.
Pagine scritte e vissute da te,
ma lettura estranea ai tuoi occhi.
Momenti che non sembrano tuoi,
non sembri tu.
Eppure sei tu,
autore unico di un manoscritto “eterno”.
“Dopo di te chi lo scriverà?”
Chi ha letto con te quelle pagine,
chi da te ha avuto ciò che di meglio,
di più bello
il tuo cuore può dare.
Saranno loro a continuare il tuo libro.
Lascerai il tuo segno,
la tua firma,
nei cuori di chi
per te continuerà quel libro.

BERTAINA SERENA
1° PREMIO



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GRAFFI

Graffi profondi lasciati dalla vita
che giorno dopo giorno fanno dolere il cuore.
Non grosse ferite, ma sol piccoli segni
che coll’andar del tempo ti fan sentir maturo…

Son come passi su sabbia calpestata
che con le onde cancella svelto il mare.
Sembra non restar nulla, però se sono sbagli
ti lascerà, il passato, in bocca un gusto amaro…

TARUFFI TINTI GRAZIELLA






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L’AMAREZZA UN GIORNO VIENE…
L’amor non muove solo il sole e le altre stelle…

Pensavo di scrivere
parole di miele,
per dir dei tuoi occhi
al mondo che ascolta.

Volevo urlare l’amore
all’azzurro del cielo.

Mi ritrovo
a versar lacrime amare
sul fiore appassito
della mia speranza
mentre nel cristallo
del cuore infranto
si insinua nuovo
il dolore.

Il rifiuto del tuo sguardo
a cui avevo affidato ogni verbo
mi affonda in acque di agonia,
mentre spetto invano
il conforto della pioggia.

Perché rombi di tuoni
e squarci di lampi,
nel paesaggio in tenebre
nascondono la voce del sole
che non voglio sentire.

Ma gli uccelli in stormo volano
fuor dalla mia finestra
cinguettando un canto d’allegria.

Allora dimmi tu
con la tua voce soave
se odiare l’amore
o amare l’odio.

AVAGNINA GIANLUCA
3° PREMIO





giovedì 16 agosto 2007

Dal Forum

Poesie di...
Maria Assunta Di Mauro


Mia madre


Errare tra i prati alla ricerca della felicità perduta.
Lenire il proprio dolore tra profumi di arance e
di ciliegi in fiore.
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Speranza

Inventarsi un dolce presente
quando tutto urla, tutto piange.
Ascoltare, in un immenso dolore,
arpe e violini suonanti.
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Ricordo d'infanzia

Ballerina danzante tra i ricordi dell'infanzia.
Campo rigoglioso di ciliege
nell'abitino dipinto da mia madre;
ruderi, quali vestigia del passato,
coronano i sogni di me bambina
che avanza tra i desideri di un roseo destino
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La morte del nonno

La testa canuta sulla bara;
vecchi ricordi esalano l'ultimo respiro della vita
in una eterna richiesta del perchè.
Lamenti, quali effluvi, spargono l'infinita tristezza
giunta al suo ultimo traguardo
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Kolima

Bagliori violacei nella dorata Magadan.
Sospiri nascosti da cespugli ghiacciati.
Sangue sgorgante da fondamenta intrise di dolore;
guanto impietoso di Ezov per soffocare eternamente
l'immensa disperazione dei deportati.
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Senescenza

L'affanno del vivere proiettato tra argentei capelli;
lo smarrimento doloroso di poco ricordare si dissolve tra gli alberi fioriti
e la dolcezza infinita di chi ancora ti è accanto
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La mia Africa

Palmeti rigogliosi di frutti dorati.
Prepotente trionfo della natura.
Paura ancestrale della gazzella che fugge,
smarrimento infinito negli occhi di bimbi del color del cioccolato
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Deportazione

Il passo lento dei cavalli trasporta l'immensa carretta del dolore
verso ignoti destini.
Lacrime di sangue trasudano le ruote al mesto scandir delle ore
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La marcia del Davai

Angosciosa esistenza ghiacciata lambita dalla maestosità del Don.
Sogno irraggiungibile di splendenti girasoli.
Dolore pietrificato lungo i bordi della strada,
struggenti ricordi di un dolce passato
nello sguardo disperato dei morenti
 



Maria Assunta Di Mauro

mercoledì 2 maggio 2007

Dal Forum

Poesie di...
Stenelo

PER QUEL CHE VALE:

Per quel che vale, voglio dirti
che nel tuo sorriso vedo
ridere le cose che ho più care:
il lavoro e la fatica,
la preghiera e il suo conforto,
il risveglio quotidiano delle cose.

Nel profumo che cattura
ancor oggi la memoria,
vedo spandersi i miei anni:
non è vero che col tempo
si guadagna di sapere
riconoscere gli errori.

Io del tempo speso insieme
vedo solo la dolcezza
del saperti innamorata,
il conforto di sentirti interessata
dei miei casi, il piacere
che mi hai dato e che ti diedi.

Vale a poco, non è ignoto
agli occhi miei: del futuro
non so niente, tranne solo
quel che manca: il sorriso,
il profumo e tanto tempo
speso bene, ma per niente.

________________________
 
LA STANCA COMMEDIA:

Modena è il teatro dei miei sbagli:
mi ha guardato, indifferente, sputtanare
i miei tesori, affannarmi per riuscire
a conseguire quel che è peggio.

Per adesso non dev'essere finita,
credo, ancora, la commedia:
tendo orecchio con speranza,
ma non odo tuttavia
fischi, o applausi compiacenti.


_________________________

OSSERVAZIONE:

A me piace qualche volta
osservare la fatica innaturale
di chi spende di se stesso
per trovare dell'altrui.


_________________________

VANITÀ:

Il tedio ingravida la terra,
e di vane creature
votate a morte l'affatica il parto.


_________________________

SE DIO VUOLE:

Se Dio vuole, non mi è chiesto che d'amare.
Risvegliarmi ogni mattina col pensiero
al mio Signore che mi dona
di servirlo e di godere dei suoi doni.

Alla morte che mi attende, amica,
per gettare a terra il peso
che mi grava sulle spalle,
ed offrire al cuor la pace.

A mio padre, a mia madre e ai miei fratelli
che per anni sono stati il mio mondo.
Il cielo ci ha voluti insieme, per progetti
suoi, che non discerno e non so dire.

Alla donna che amo, e mi ricorda
quanto non mi sono sufficiente.
Il suo fascino ancor oggi resta
agli occhi miei il mistero più irrisolto.

Ai pochi amici, che divino sanno il perdono.
Non gli importa nulla dei miei sbagli
e li ritrovo sempre accanto,
angeli in terra del Signore.

Giungo a sera, e il mio solo pentimento
è stato aver amato poco,
a raffronto di quel tanto
che di amor mi è stato dato.


______________________________

ORGOGLIO:

Gesti che vogliono apparire naturali,
ma tradiscono celate ostilità.
Guardinghi guardiani delle proprie miserie,
che si vogliono inviolabili tesori.

Quando pensi a quanti al mondo ce ne sono,
di individui più che certi, come te,
di appartenere ad una schietta eletta,
vergognoso torni al fraterno gregge.


_____________________________

SOGNO:

Molto spesso ti ho pensata ritornare:
dalla bassa risalire la collina
e affrontare, con pazienza certosina,
i tornanti, e mille cose da spiegare.


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ADDIO:

Vedi bene che comunque non aiuta
crogiolarsi nei ricordi, e confortarsi
col pensiero che alla fine sarai tu
a pentirti dei tuoi sbagli.

Non aiuta, perchè ancora
(e fino a quando?), non sopporto
di sapere la tua gioia,
di vedere come infine l'hai raggiunta.

Tutto quello che mi attendo
a ricompensa dei miei sforzi,
l'annebbiarsi progressivo
dei contorni del tuo volto.

                                                                                                    
Stenelo

mercoledì 18 aprile 2007

Dal Forum


Poesia collettiva


A CASO...

Guarire dalla solitudine
camminando sul malessere
per ritornare a essere come prima
per ricominciare a sorridere col cuore
per essere chi sono io
uscendo dallo specchio
nel quale mi sono persa
La paura di guardarsi
dentro, o fuori
il "vestito" di Alice

Mario, Daniela, Silvia, Marco, Marcus

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STRANO "ALBERGO"

Viviamo un "gioco delle parti"
c'è chi va e chi viene
in una girandola di tempo
bisticciando col METRONOMO
Vorremmo fermare il tempo
scivolando senza sosta
su risposte non richieste
Domande che vagano nel vuoto
galleggiano nel mare
di chi naufraga DENTRO
e fuori si costruisce una barriera
la diga sul fiume
Ma i CASTORI son fuggiti
e arrivano i caprioli
e strisciano i serpenti
Noi siamo senza scarpe e senza guanti
il nostro corpo ci abbandona
ma PSICHE rimane
anche se Eros è volato
Vorrei volare con lui
alzo gli occhi
ora su: uno STRANIERO nella casa dell'Amore

Mario, Silvia, Marcus

giovedì 5 aprile 2007

Dal Forum


i bambini e la pace


Ciao a tutti! 
Siamo gli alunni della Classe 3°C (Succursale) della Scuola Elementare "Re Umberto I" di Torino; 
con la Maestra Elena abbiamo fatto molte riflessioni sulla PACE che abbiamo raccolto in questa poesia collettiva: 

Pace per noi
non è guerra
pace è per noi libertà.
Uomini uguali fra loro,
che condividono la serenità.
Pace è amicizia fra i popoli,
stare insieme e dire la propria.
Pace è la libertà di scegliere,
pace è felicità!

domenica 25 febbraio 2007

Dal Forum

Poesie di...
Yanez


Fragile


Passeranno le pene dal cuore
ma non la vergogna
di un
mentire
al quale consegnata
abbiamo
la nostra fragile
anima.
Travolti da rapide
parole
quelle d'amore
che
nel nostro cuore
fioriture
di primavera
delicate
e
lievi
posero.
Ora,
nessun credo
più
muoverà
la nostra sottile mano
per carezzare
un
immaginario
volto
nessun bacio
rivolto
a labbra socchiuse
timorose
le
nostre
speranze
dormiranno
e
solo
nel sogno
carezzeremo
l'Amore


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L'abbandono

Caro,
mi sarà
quell'ultimo bacio
mentre
stancamente
cercherò
i tuoi occhi,
i miei occhi,
chiusi sipari
ora
che l'atto è finito
ora
che si tende
l'orecchio
a cogliere l'applauso,
sarò stanco
lo sò,
neppure il tempo
per un inchino
raccoglierò
solo
il tuo sorriso
per me
il più bel cielo.
Caro,
mi sarà
raccogliere
delle
stelle il luccichio
che
come un bimbo
del
buio
avrò paura,
accarezzami il capo
allora
tenero sarà
l'abbandonarsi.


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IL SOGNO DI DIO

Com'è straziante
lo scorrere lento
del tempo senza fine
nella mia solitudine
di parole
di forme
di memorie.
Fluttuando attraverso
le sfere del tempo
e del pensiero
dove tutto è niente
dove un secondo è un secolo
o neppure il tempo per capire.
Se almeno la memoria
ritenesse opportuno trasmettere
di me l'immagine
che si è persa
come di stelle morenti
vaganti il mare del nulla.
Io,nessuna forma assunta
puro pensiero
mi parlo e mi rispondo
compagno di me stesso
nella confusa assenza
che è il nulla
assente il tempo
assente la materia
assente la memoria.
E' nell'alba di un sogno
che ritorno alle chiare memorie
mi parlo e mi rispondo
ma con facce diverse
mi amo,mi uccido,rinasco
uomo e animale
albero e sasso
montagna e oceano.
Io sono questo e altro ancora
nel prolungato sognare
che al risveglio
disciolta la magia
riprendo a fluttuare
nella mia solitudine
nessuna forma assunta
mi parlo e mi rispondo.


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SPECCHI

Volti presi in prestito,
parole ripetute
Nasco uno e divento molti
sulla mia strada
avvicino chi mi somiglia
o
divento
simile a chi mi affascina
Alla fine della mia giornata
non sarò altro
che
un riflesso
questo accadrà
nel mentre
il mio vero essere
nuova dimora
abiterà


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Di Là

Di là,
ove l'eterno movimento
quieta l'animo,
di là,
ove la bruma mattutina
trafitta
dai dorati raggi,
regala nasciture forme
sempre novelle a vedersi.
Di là,
oltre quel crinale
mi sentirò
solitario
cielo,
una sola nuvola
mi
percorrerà
leggera e maliziosa
infantile gioco
quello,
di
dargli una forma compiuta
immagine compresa.
Di là,
oltre gli alti boschi
ascolterò
la voce del vento
il canto sorgivo di primavera
che
scorre verso valle,
il grido di un aquila in amore.
Di là,
avrò il tempo
per
accorgermi
di
quanta fortuna
mi
è
stata concessa.


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Rami d'amore

Rami d'amore,
tue braccia che stringono
i mille cieli
che portano il tuo nome.
Danza
vestita di bellezza
leggera come
l'aria mattutina
danza
le prime luci del giorno
davanti
a un sole
che ti rende
splendida,.
Qualunque sia il tuo destino
è tuo
quell'eterno
movimento
che dona la vita,
tu
sei l'albero
che dona i frutti,
tuoi
i rami d'amore.


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I bambini (piccoli adulti)

Giocano e il rumore delle voci
il rumore delle risa
lo schiamazzare totale
li accompagna.
Non protagonisti,mai lo saranno
giocano
non c'è nulla di strano
è l'età del gioco.
Giocano non senza regole
esse non sono scritte
ma impresse nei loro occhi
regole severe,cattive
ma ci sono
da sempre.
Giocano i bambini ( piccoli adulti)
dalle case umide e strette
e buie e vecchie
per scale traballanti
corrimano non li aiutano
nella discesa verso la luce
non ci sono qui
madri premurose
che li stringono al seno
a proteggere l'innocenza.
Giocano con quella solita voglia
che li prende
quando si riuniscono
e mescolano la voglia di vita
che tutti portano
come unica ricchezza.
Giocano anche se non arriva
il compagno di ieri,
incuranti di defezioni
più o meno naturali
preoccupati solo di vincere
per se stessi
non per una squadra
le regole sono severe
e prevedono vincitori
o umiliati sconfitti
con il moccio al naso
sempre più lungo
da tirare sù.
Giocano e il rumore delle voci
il rumore delle risa
lo schiamazzare totale
li accompagna,
si tacciono solo
nel momento
dell'addio
quando risalgono i gradini
e
riprendono a visionare
carte geografiche
sulle pareti scrostate
indicando con un dito
l'isola della felicità.


 Yanez