domenica 26 gennaio 2014

[HoF] Sylvia Plath

La luna e il cipresso

Questa è la luce della memoria, fredda e planetaria.
Neri sono gli alberi della memoria, azzurra la luce.
L'erba riversa ai miei piedi, quasi io fossi Dio, le sue pene,
pungendomi le caviglie e mormorando umiltà.
Fumosi, spiritali vapori abitano questo luogo
Che una fila di lapidi separa dalla mia casa.
Insomma, non riesco a vedere il posto che ci aspetta.

La luna non è una porta ma precisamente una faccia
Bianca come una nocca e terribilmente sconvolta.
Attira il mare come un buio delitto, tranquilla
Nell'O della sua bocca spalancata e disperata. Io
Abito qui. La domenica due volte squassano il cielo
Le campane - otto lingue clamanti Resurrezione.
Placate, infine scandiscono i loro nomi.

Il cipresso punta in su, ha un profilo gotico.
Gli occhi seguendolo trovano la luna.
La luna è mia madre. Non è dolce come Maria.
Le sue azzurre vesti sprigionano pipistrelli e civette.
Come vorrei credere nella tenerezza -
Il volto dell'effigie, ingentilito da candele,
chino proprio su me, i miti occhi.

Fu lunga la mia caduta. Le nuvole fioriscono
Azzurre e mistiche sulla faccia delle stelle.
Dentro la chiesa, saranno tutti azzurri i santi che sfiorano coi teneri piedi i freddi banchi,
Le mani e le facce rigide di santità.
Niente di ciò vede la luna;è vuota e desolata.
E il messaggio del cipresso e nerezza - nerezza e silenzio.



Sylvia Plath nella nostra Hall of Fame

venerdì 17 gennaio 2014

[HoF] Jorge Luis Borges

ISTANTI

Se potessi vivere di nuovo la mia vita
Nella prossima cercherei di commettere più errori
Non cercherei di essere così perfetto, mi rilasserei di più
Sarei più sciocco di quanto non lo sia già stato
di fatto prenderei ben poche cose sul serio
Sarei meno igienico
Correrei più rischi
farei più viaggi
contemplerei più tramonti
salirei più montagne
nuoterei in più fiumi
Andrei in più luoghi dove mai sono stato
mangerei più gelati e meno fave
avrei più problemi reali, e meno problemi immaginari
Io fui uno di quelli che vissero ogni minuto
della loro vita sensati e con profitto
certo che mi sono preso qualche momento di allegria
Ma se potessi tornare indietro, cercherei
di avere soltanto momenti buoni
Chè, se non lo sapete, di questo è fatta la vita
di momenti: non perdere l'adesso
Io ero uno di quelli che mai
andavano da nessuna parte senza un termometro
una borsa dell'acqua calda,un ombrello e un paracadute
se potessi tornare a vivere, vivrei più leggero
Se potessi tornare a vivere
comincerei ad andare scalzo all'inizio della primavera
e resterei scalzo fino alla fine dell'autunno
Farei più giri in calesse
guarderei più albe
e giocherei con più bambini
se mi trovassi di nuovo la vita davanti
Ma vedete, ho 85 anni e so che sto morendo.
 
Jorge Luis Borges
le sue poesie nel nostro forum: 
http://amicipoesia.mondoweb.net/viewtopic.php?f=8&t=1822

venerdì 10 gennaio 2014

Cosa significa fare poesia oggi

Anche se non mi sento un vero poeta mi piace scrivere piccoli pensieri dettati dal cuore, e per questo voglio approfondire, sperando di aprire una discussione aperta, cosa significa scrivere poesia oggi. Per comodità si dice Poeta ma a me piace di più definirmi una persona con una sensibilità speciale come dice una mia amica poetessa. Le mie riflessioni e considerazioni di seguito sulla poesia, non hanno la presunzione di essere una verità assoluta, ma ricercando come e perché è nata, voglio cercare di capire come oggi potrebbe essere una poesia al passo con i tempi e descrivere com’è la poesia che io cerco e voglio fare.
Inizio con alcune domande che mi passano per la mente e alle quali cercherò di dare una risposta. Chi è un poeta? Vogliamo un approccio solo accademico e teorico sulla poesia, o una riflessione più vera? La poesia deve essere libera o soggetta a regole? Si devono ancora applicare la metrica, l’endecasillabo e i vari tipi di rima? Come si fa ad avvicinare la gente alla poesia? L’Arte e la poesia sono emozioni, però sembra che ci sia bisogno di un intellettuale critico per dire se un’opera va bene, ma il pubblico non è il critico migliore?
 La poesia nasce dai nostri antenati primitivi per essere cantata e ballata. In Italia per la poesia scritta si deve aspettare dopo il mille, e sembra che il primo poeta sia stato Francesco D’Assisi, il Santo. Ma prima della poesia scritta in Italiano, e nelle altre lingue, c’era stata quella scritta in latino, e prima ancora in greco. Intorno al novecento si abbandonano la metrica e la rima, per scrivere in versi liberi mantenendo una disciplina propria del poeta. Chi scrive ancora con la metrica e la rima lo fa solo per ricordare il glorioso passato. Tutti gli aspetti della vita sono mutati e progrediti con il passare del tempo continuamente, come gli abiti, gli strumenti di lavoro, i mezzi di locomozione, i modi di vivere, e così è avvenuto per la poesia. Se si ripercorre la sua storia varie realtà poetiche si sono succedute, e questo testimonia il fatto che non ci può essere un’unico modo riconosciuto di fare poesia.
La poesia è un’attività creativa del pensiero che produce quell’energia primordiale del bello che la mente umana sviluppa e realizza, avvalendosi dell’estetica e dell’armonia. Le parole escono dall’inconscio in determinate circostanze, stati d’animo o accadimenti e sono un’energia spirituale del prodotto dell’anima. Nasce con lo scopo di raccontare le storie di un popolo dal punto di vista dei valori (onore, gloria, amore, rispetto) e ricordare alle persone fatti, vicende e avvenimenti importanti. La poesia è intrinsecamente musica, e riesce a trasmettere emozioni e stati d’animo in maniera più suggestiva e solenne della prosa. In maniera semplice possiamo dire che gli elementi principali della poesia sono: la divisione di un testo in versi (andare a capo), ritmo (andamento musicale con variazione di intensità), brevità di periodi ben allineati e la ricchezza del significato delle parole usate. L’interpretazione del testo di una poesia è focalizzata non solo sul suo significato ma anche sul modo in cui questo è espresso e organizzato, in altre parole sulla dialettica tra forma e contenuto.
 La rima è un artifizio per dare ritmo alla poesia, come la lunghezza dei versi e la disposizione degli accenti, infatti quando la scrittura e la lettura era usata da pochi si usava la metrica e la rima perchè aiutava a memorizzare, e quindi dobbiamo accettare il verso libero. E poi i suoni ritmici presenti in natura, il tamburellare delle gocce di pioggia, lo scrosciare di un ruscello, il canto degli uccelli, ripresi dagli strumenti a percussioni anche presso le culture primitive non seguono regole precise. La libertà dei poeti del verso libero è solo apparente, in realtà comporta degli schemi segreti ben precisi, ogni poeta sceglie le parole da usare, da un certo ritmo e cadenza alle sue poesie, al punto che molti poeti sono diventati tecnici della parola. E qui si è aperto un nuovo problema, la ricerca della parola per molti è diventata un’ossessione che li porta ad essere troppo sofisticati, e sembra che la bravura maggiore stia nell’accostare frasi e parole, tanto che i sentimenti comunicati e le emozioni non sembrano vere. Cosi facendo si perde la sinfonia della poesia e i suoni diventano sconnessi. Molte volte l’arte in generale è diventata troppo sofisticata e lontana dalla verità e dalla natura. Nel passato alcuni artisti, per essere davvero originali e cominciare da capo, si sono allontanati dalla civiltà e sono andati a visitare popoli più poveri, dove gli artisti e la gente più vicina a quella primitiva ancora non erano stati influenzati dalla troppa cultura e dalle troppe mode. Dove c’è poesia, c’è l’uomo e la natura insieme. Una simbiosi che si esprime in parole libere e sincere per una poesia autentica, emotiva e commovente.
 La poesia di oggi, io cerco di fare questo anche se forse non ci riesco, per me dovrebbe essere una creazione artistica dell’uomo ispirata dai suoi pensieri e dalle emozioni per dire quello che sente e pensa profondamente, senza un pensiero razionale ma in modo denso e penetrante. Una manifestazione del mondo interiore del poeta e il senso delle sue esperienze emotive, psicologiche, fantastiche e memoriali. I temi sono illimitati, poiché ogni esperienza dell’uomo suscita emozioni, sentimenti e riflessioni. Varietà di temi ma anche di forme e soluzioni espressive, una elaborazione del linguaggio sfruttando la possibilità della lingua di dare vita a immagini e figure. Ma il differente ambiente politico e sociale di ogni poeta, il fatto cioè che ognuno vive una realtà diversa, deve determinare significativi cambiamenti di scrittura tra i poeti. La purezza, la semplicità e l’originalità delle origini poetiche, ottenute raggiungendo una stato di grazia, una ricerca della parola non troppo accentuata e l’influenza di più stili poetici, potrebbe riportare le persone a leggere la poesia. Secondo me servano poesie semplicissime che sembrano un incanto, parole ingenue e popolari che toccano il cuore e la realtà della gente comune. La sincerità delle parole può far coinvolgere e commuovere, suscitando simpatia e adesione come succede quando si parla ai bambini, loro ti ascoltano solo se sei vero. Le persone rimangano estasiate, sedotte e affascinate dalla bellezza di una poesia, se è dolce, soave, pura, vera e commuove. Il giudizio personale e soggettivo delle persone comuni è sicuramente più schietto di quello degli addetti ai lavori. Inoltre penso che per qualsiasi artista ma anche persona nella vita di tutti i giorni, anche per chi copre cariche importanti, è importante ritrovare quel fondo fanciullesco aperto alla meraviglia del mondo, che ancora fa sognare e che un balocco diverte, questo non è sinonimo di immaturità ma di genialità.