lunedì 10 novembre 2003

Piossasco 2003

Concorso internazionale
"Antiche come le Montagne" ed. 2003

Sezione "Poesia insieme"



TIENIMI ANCORA PER MANO

Tienimi ancora
per mano
sui sentieri scoscesi
delle nostre montagne,
sull'orlo dei dirupi
invitanti
di false promesse,
nelle pianure
di apparente tranquillità,
sulla riva
del mare in tempesta,
seducente
come canto di sirene.
Tienimi ancora
per mano
nell'ora del tramonto,
quando i pensieri
si rivestono di nostalgia,
nella solitudine delle notti,
quando il buio
avvolge la terra
e nasconde le insidie
dell'ipocrisia,
quando il sole ci abbaglia
e fa brillare
i falsi diamanti.
Tienimi ancora
per mano
come quand'ero bambina
e le mie piccole orme
si confondevano con le tue
ed eri il mio scudo
e la mia ombra.

Mariateresa Biasion Martinelli
Orbassano TORINO




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IL FONDATORE DI CASE SULL'ALBA

Credevi di vetro le ali della tua fortuna sul pianeta
e fragili i tuoi voli a dismisura tra il cielo
e le contorte fabbriche del pane. Sovente tremolavi,
pensando ad una morte così ladra
per caduta accidentale. Per questo,
nel canto d'un mattino fresco di rugiada,
negli occhi assonnati degli ultimi silenzi,
cominciasti una stabile opera muraria, tu,
fondatore deciso a metter piede qui sull'alba.

Lesto nei tuoi gesti, maneggiavi calcestruzzi
Manovrando gru e molazze. Mattone su mattone
Ben presto costruisti muri e parapetti, balconi,
pareti e intercapedini, stanze e ripostigli
da raccoglierne memorie, storie,
passioni speranze ed illusioni...

Fu presto la tua nuova casa sull'alba,
iscritta nella terra, incisa dal tuo cuore muratore.
E ci mettesti radici d'amore, in quelle fondamenta,
impassibili ad ogni uragano della vita.

Ti chiudesti infine in quell'opera di terra,
poeta dell'oblio, sicuro d'ogni protezione, certo
che nessun ladro sarebbe mai potuto entrare. Ma
venne all'improvviso un dolce irresistibile richiamo:

fu così che tornasti ai tuoi voli celestiali, leggero
e senza più le tue fragili ali, tu, piccola molecola d'amore
portata a zonzo dal sospiro del creato.

Giuseppe Vetromile
Madonna dell'Arco NAPOLI




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TU COSI' NUDA

Non chiedermi se sarai tu,
in un giorno di pioggia,
a sollevare il vento e ad aprire le nuvole.

Per te ho scritto tutto il mio declino
ed ora invento canzoni mute
di amori lontani in attesa che
rondini stellate sfiorino la pelle.

Non chiedermi se sarai tu
a prendermi per mano
sull'onda alta del mare sconosciuto.

E' simile ad un ballo indiano della prateria
la tua purissima voglia di vivere
nata di buon mattino senza scarpe ai piedi.

Non chiedermi se sarai tu
ad inventare albe autunnali
come sassi erosi dal tempo.

Nella voglia di gelato
(che raffiora dai ricordi dell'infanzia),
nella nebbia insonne,
nelle labbra mendicanti,
nelle fusa sovrumane
non sai quanti sogni sgualciti
mi hanno parlato della tua immobile fragilità.

Non chiedermi se sarò io
ad attenderti nel cielo senza angeli
davanti ad un altare vuoto.

Scriverò con la punta verde del ramarro
di questo mio cuore che è ancora in ansia
e non sa più come parlarti.

Sfoglia il vento i giorni della vita
che muore lentamente
sotto una scialba fiamma di stelle
mentre noi,
uniti da un illogico destino,
continuiamo ad amarci come la prima volta:
tu così nuda,
io così smarrito.

Giancarlo Angelini
Genova




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LA GUARIGIONE

Non posso altro
ora
che ascoltare le tue piccole
parole sconnesse

e tagliarmi le unghie
per non ferirti
nel lavarti i capelli,
e benedirti d'acqua..

Non posso altro
che proseguire
la tela che iniziammo,
..."disparati colori"

l'ambra, il corallo, il miele,
e il ramalu',
colore che hai creato
apposta per me..



Mi nutro,
nel frattempo,
della terra su cui cammini
e quella terra, è MIA !


Patrizia Mina
Torino





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ULTIMO GIORNO

Dicono che quando l'hanno trovata
appesa a quella fune grigia
quella con i quadratini verdi e rossi,
dicono che fosse circondata
da pagine fitte, fitte:
-io sono forte, io sono forte,
io sono forte, ce la farò
sì, io sono forte.

Dicono che avesse pulito casa
E avesse finito di stirare;
che si fosse pettinata e truccata
come quando va al mercato.

Dicono che ci abbia messo poco a morire
( secondo me, sono stati molti anni ).
Forse - dicono - è stato il caldo,
la paura di non farcela.
Secondo me era solo stanca.

Sapeva di essere amata:
lo sentivi dalle parole,
dagli occhi impazziti
di orgoglio, come solo una madre.
Ed ora, appesa a quella corda,
un sacco di cose dietro,
era solo stanca.

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Ho sentito che il domani
si sveglierà di mattina.
Non lo saprai più.
Potrai solo ricordare l'odore
di pioggia della mattina
quando scendi in cortile.
Verrà con nostalgia, quel profumo;
come un incantesimo che aspetta.

Ma ora dormi; riposa tra i morti.
E' passata quella notte;
le mani oramai sono lontane
da quel nodo così prossimo
e misterioso. E' passata.

Vienici a trovare quando vuoi,
appena ti svegli. Ti prego.
Vienici a trovare come una volta.
Io ti aprirò, e avrai un sorriso
Come la terra di primavera
E il profumo dei fiori di lavanda
Nei sacchetti di seta.


Riccardo Lavezzi
Bruino TORINO




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IL PORTO

Il fischio riporta al tempo
la mente distolta, aggrappata
al lontano profilarsi di un confine
teso come dogana che separa
cielo e mare
levata
frantuma il coagularsi della scena
un'àncora fragile, e fluiscono
marezzate d'ombre accese
le forme disincagliate della vita
e le maree, presagi scomposti
di ritorni chiazzati dal gasolio
ed incastri falliti, continui
sommovimenti, il camino che tace
strozzato
d'una petroliera trainata a riva.

S'arriva al porto e si riparte
l'approdo segna il passo nello schema
tarlato del dare e dell'avere, e scema
l'ingenza del carico tradotto
nel trepido brulichio di portuali.
Si crede all'unità nel tutto
e la bitta all'ormeggio è un abbraccio
di canapa sfibrata
lacrima
a gocce il serbatoio nella stiva
oli incombusti, sentimenti,
tenui sfoglie sfiorate
dalla ruggine che sfarina
l'essenza
sempre si perde nella bisca
truccata, l'esistenza, e svapora
come di fanciulla sventata
la boccetta di profumo aperta.

Portami dove la tempesta
infuria e si placa con violenza
e la quiete non è inerzia.

Matteo Duca
Gorlago BERGAMO





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GUERRA (SECOLI DI FOLLIA)

I morti sono racchiusi
tutti dentro l'anima,
accomunati da un rauco grido
che intreccia ricordi e lacrime
come fossero un unico orizzonte.

Il tempo incerto
che segna l'orologio
ha ricami di sangue,
nella solitudine del perdono,
nel dolore dei volti
premuti contro i reticolati.

Restano dentro gli occhi
le immagini delle fanciulle stuprate,
dei bimbi condannati
a non diventare uomini.

Gli eroi risalgono
dai sepolcri violati
e altissima cade dal cielo
la pioggia intrisa di morte,
le ombre del passato
hanno il sogghigno amaro
della fratellanza violata.

La verità siamo noi
ripetevano gli assassini,
folli usurpatori di libertà.

Il silenzio
è la pietà dei giusti.

Claudio Bellini
Valenza ALESSANDRIA


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Sezione "Poesia giovane"



TEMPO

Il tempo dovrebbe
bloccarsi nei momenti belli,
e finire in quelli brutti.
Nessuno conta il tempo,
il tempo della vita.
Nessuno può sapere con certezza
se sono passate sei ore o dieci minuti.
E la vita? Quanto dura?
Non dura abbastanza
per saper cosa vuol dire amare,
anzi, ad amare
quando l'amore ti porta via...

Alessia Mendola -Torino-
1° classificato "Progetto Primavera"
Poesia giovane - Piossasco 2003