Poesie di...
iclhaf assela
Cime di rugiadaAntiche come le montagne sono gli sguardi
del sole che ride
davanti ai passagi che l'umanità
di corsa
ogni giorno affronta con il cuore in gola
e la spada in mano
per giocarsi il tempo che d'inverno e d'estate
va e viene con alterne fortune-
antichi come i sentieri in mezzo alla montagna
sono gli squarci di saggezza che l'uomo
dopo un violento temporale
si legge a tavola insieme alla propria famiglia
ed un amico
che la notte passata ha dormito dalla propria compagna
allietati dal silenzio del suono di un ruscello
che scorre tra le righe di un disco-
oggi le montagne sono come ieri
alte ghiacciate su in cima e sempre innevate a gennaio
ma a differenza di qualche millennio passato
di giorno c'è sempre aperto un ristorante
che offre cioccolata calda ed una grappa alpina
a chi riposa il suo corpo e la fatica
davanti al focolare perpetuo di questo chalet
adibito al commercio-
antiche come le montagne
sono le scarpe che le percorrono oramai
da quel lontano inverno quando nacque la luce
del sole
che ogni mattina ed ogni imbrunire
si ferma sereno sulle cime coperte di rugiada
che quasi sembrano essere un'austero campanile
che sovrasta il centro del paese.
del sole che ride
davanti ai passagi che l'umanità
di corsa
ogni giorno affronta con il cuore in gola
e la spada in mano
per giocarsi il tempo che d'inverno e d'estate
va e viene con alterne fortune-
antichi come i sentieri in mezzo alla montagna
sono gli squarci di saggezza che l'uomo
dopo un violento temporale
si legge a tavola insieme alla propria famiglia
ed un amico
che la notte passata ha dormito dalla propria compagna
allietati dal silenzio del suono di un ruscello
che scorre tra le righe di un disco-
oggi le montagne sono come ieri
alte ghiacciate su in cima e sempre innevate a gennaio
ma a differenza di qualche millennio passato
di giorno c'è sempre aperto un ristorante
che offre cioccolata calda ed una grappa alpina
a chi riposa il suo corpo e la fatica
davanti al focolare perpetuo di questo chalet
adibito al commercio-
antiche come le montagne
sono le scarpe che le percorrono oramai
da quel lontano inverno quando nacque la luce
del sole
che ogni mattina ed ogni imbrunire
si ferma sereno sulle cime coperte di rugiada
che quasi sembrano essere un'austero campanile
che sovrasta il centro del paese.
[sottigliezze scritte di getto]
Il Dio che la notte
apre gli occhi per interrogare l'indolente
ricerca di un qualche fondamento
che fisicizzi la finitezza
dell'uomo che si crede Signore onnipotente
(grazie all'autoesaltazione del suo io)
arriva puntuale tutte le sere
che al calar dei pensieri
l'uomo si sofferma un istante
a riflettere cosa ha significato lo scorrere
velocemente profano del tempo
che lascia uno spazio ampio
di troppo
per tutti quei movimenti della mente
che non si radicano
in terra.
l'acqua un cerchio che si allarga
di getto
continuamente invogliata a girare su di se
come su se stessa corre veloce
lasciando alle spalle
la forza che la spinge ad andare in avanti
sempre eretta
e concentrica nei suoi pensieri
che si girano e si rigirano
si contorce e si avviluppa
ammalia l'affluenza dell'energia
che la sorrregge
e mai l'abbandona.
a costo di fermarsi un istante
per dissetarsi.
Frangenti dipinti (sospesi su tele che non hanno confini).
il buio del cielo notturno
di una fredda notte invernale che non smette mai
di essere profondamente nera
(sospesa tra la cima di una collina
e un vigneto in basso accanto alla strada)
lentamente si schiude con calma
lasciando allo scurire del giorno che arriva
sparse gocce di rugiada
che durante il passagio delle stelle
stavano dormendo
di gusto
con tatto.
Moltitudini a festa
(aspettando di contarsi attorno al tavolo della colazione).
io sono io
tu sei tu dentro me
che diventiamo un noi
per essere io tu lui
e forse dopo lei
lei che attende noi
per decidere se insieme
siamo giusti o non bastiamo
a noi due e a loro tre.
io sono io
e questo lo sapete
tu che sei la grande
lui e lei che sono i piccoli
voi tutti che conoscete
chi sono io quando vi guardo
negli occhi
per contare attorno al tavolo
nostro della colazione
se siamo giusti o non bastiamo.
Non fa una virgola.
(come una rosa non fa primavera)
Un punto scritto alla fine
di un discorso
concluso
o semplicemente da riaprire
attesta solamente l'inizio
di un avvio
che daccapo recita la chiusura
letterale
di un concetto
che non ha ne un principio
ne un finale-
così scrivendo punto
noi convochiamo il pensiero successivo
all'ultimo che abbiamo scritto
con l'intento dichiarato
di continuare a punteggiare
ciò che era rimasto in sospeso
tra l'incedere reale
della volontà meno discreta
e la ferrea prosecuzione
della sua vitalità.
Manifesto dell'ignorante innominabile
(io e la mia persona).
Scrivere una poesia
senza sapere la metrica
la rima
o la prassi con cui scriverla
potrebbe essere denigratorio
come scrivere di narrativa
senza aver letto perlomeno
Dante il Manzoni o Petrarca-
scusatemi sommi poeti
a voi e a tutti gli scrittori
seri
che di questa passione ne fanno un arte
salvifica
vi chiedo perdono-
ma non deridete quelli
che come me
scrivono a ruota libera
senza avervi mai letto
come si deve
e come si deve
non riusciranno sicuramente
a esprimere niente
in forma di prosa-
non giudicate ignoranza
la sensibilità che spinge una persona
di bassa cultura come la mia
a prendere carta e penna
e con l'inchiostro
dare libera via ai pensieri
sparsi da raccogliere
che raccontano comunque sprazzi di vita
piacevolmente bisognosi
di esprimersi in versi
assenti di licenze poetiche-
al mondo serio di chi scrive
con rigore di poeta
chiedo umilmente il permesso
di farne parte secondo la mia natura
imperfetta
di chi ama semplicemente sporcare
la carta
con sottigliezze scritte di getto.
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