YAMA
SERA, ACCOGLIENTE AMICA
Abbaglianti immagini di brillanti verdi
e caldi ocra di muri a secco,
di antichi profumi di fiori e di mare.
Son visioni di lontani orizzonti,
di rosso striati e spazzati dal vento.
Danze d’immagini, di suoni pregne.
Immagini, voci e canti vivaci
di una passata età che quale altra vita,
sull’oggi s’affaccia, mostrandone il ricordo.
Sensazioni che del vespro son l’annuncio,
e preludio della sera, accogliente amica,
dimora di baci e di carezze impertinenti.
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CONCHIGLIE
Come conchiglie
da risacca
sulla riva abbandonate
sono per te oggi
i miei pensieri.
Gusci vuoti
che di sbiancata
memoria hanno l’aspetto,
privi di vita
o d’alcun affetto.
Gusci che del colore
solo un ricordo vago
ancor trattengono
e del lucore di vita
neanche quello.
Gusci …
che di gioia di sguardi
furono esca,
e di colori e sorrisi arditi
furono l’incanto;
che con profumo
di mare e di vita
ressero di passione
il confronto,
e d’amore furono vanto.
Oggi quei gusci,
insolati e asciutti,
vaghi e sbiancati,
del dolce sentire
più non sono dimora,
ma casa e orpello
di affamate mosche
che lezzo attrae
come funesto boccone
di amaro rimpianto.
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LE OCCASIONI PERDUTE
Amor mio dolce
sogno il tuo volto,
sogno ciò che m’è stato tolto
e sogno la tua voce.
Penso a quel che non sarà
a quel che il tuo sguardo prometteva
per rompere della vita la discesa,
ma che ormai più non verrà.
Dal mondo tanto ho avuto
che pur pensando alla rinuncia,
pur nell’oblio che s’annuncia,
lasciare non ho potuto.
Mi spiace solo che per compenso
non esista un intermedio sentire
che per l’umano gioire,
appaghi almeno un senso.
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LA PANCHINA SUL LAGO
La panchina sul lago
sotto al tiglio
quello con la corteccia incisa di fresco
da giovani cuori.
Un vecchio
si chiede se è cataratta
o foschia ad offuscare la vista
del vapore delle 16:00
che candido lascia la sua scia
come cigno gigante
sulle acque piatte.
Le dita nodose cercano
il pane vecchio
nella tasca slabbrata della giacca
mentre intorno si fanno le oche
come ogni sera
per le solite quattro chiacchiere.
“Vi ricordate di Anna – chiede –
quando qui passeggiava sul lungo lago
col suo vestito bianco come la neve
e la treccia nera sulla spalla?”
Gli occhi alza al cielo
verso quelle nubi pesanti, grevi
come gli anni trascorsi nella solitudine.
Annusa l’aria, ma ancora è presto
per avvertire l’odore dell’inverno
quello vero
perché il suo è ormai quasi finito.
“Anna, amore mio,
quanto tempo ci separa ancora?”
YAMA
Le poesie di Yama sono pubblicate sul nostro forum al link:http://amicipoesia.mondoweb.net/viewtopic.php?f=2&t=38
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