“La poesia e gli imbecilli” è una riflessione del poeta e critico d'arte argentino
Aldo Pellegrini (Rosario, 1903 – Buenos Aires, 1973),
uno dei i promotori del surrealismo in America Latina, in particolare tramite le riviste “Que" e "A partir de O”. Tra le sue raccolte liriche: “El muro secreto” (1949); “La valija de fuego” (1952); “Para contribuir a la confusión general” (1965); Confrontación del vacío (1967). Fautore e portavoce degli artisti astratti argentini (Fundamentos de una estética de la destrucción, 1961), ha anche curato una “Antología de la poesía viva latinoamericana” (1966).
uno dei i promotori del surrealismo in America Latina, in particolare tramite le riviste “Que" e "A partir de O”. Tra le sue raccolte liriche: “El muro secreto” (1949); “La valija de fuego” (1952); “Para contribuir a la confusión general” (1965); Confrontación del vacío (1967). Fautore e portavoce degli artisti astratti argentini (Fundamentos de una estética de la destrucción, 1961), ha anche curato una “Antología de la poesía viva latinoamericana” (1966).
“La poesia è una porta ermeticamente chiusa per gli imbecilli, spalancata per gli innocenti. Non c’è niente di tanto opposto all’imbecillità quanto l’innocenza.
La caratteristica più spiccata dell’imbecille è la sua aspirazione sistematica a un certo ordine del potere. L’innocente, invece, si rifiuta di esercitare il potere perché li possiede tutti.
L’innocente, consciamente o meno, si muove in un mondo di valori;
l’imbecille in un mondo nel quale l’unico valore è rappresentato dal
potere.
Gli imbecilli cercano il potere in una qualsiasi forma di autorità: in primo luogo il danaro, e l’intera struttura dello Stato, dal potere dei governanti fino al microscopico, ma corrosivo e sinistro potere dei burocrati;
dal potere della Chiesa a quello della Stampa; dal potere dei Banchieri
a quello della Legge. Tutto questo compendio di potere è organizzato
contro la poesia.
Siccome poesia significa libertà, affermazione dell’autentico ha,
indubbiamente, un certo ascendente nei confronti degli imbecilli. In
quel mondo falsificato e artificiale che si costruiscono intorno, gli
imbecilli hanno bisogno di una serie di articoli di lusso: macchine,
tendaggi, gingilli, gioielli, passatempi… e perfino di qualcosa che
vagamente somigli alla poesia.
In quel surrogato di poesia da loro adoperato, parola e immagine diventano puri elementi decorativi e, così facendo,
riescono spesso a distruggere il loro potere di incandescenza. Ecco
come si crea la cosiddetta “poesia ufficiale”. Poesia fatta di
paillettes, che suona a vuoto.
La porta della poesia non ha ne' chiave ne' lucchetto:
è difesa dalla sua propria capacità di incandescenza. Soltanto gli
innocenti, che hanno preso confidenza con il fuoco, che hanno le dita in
fiamme, possono aprire quella porta e, attraversandola, penetrare nella
realtà.
La poesia si assume il compito di far sì che questo mondo sia abitabile non soltanto per gli imbecilli.“