Poesie di...
Eraldo Odasso
ATTIMI
Un'ombra allungata
sulla vita
ha incatenato le speranze
in un angolo d'angoscia.
Bagliori improvvisi
ne squarciano il velo.
Attimi.
Lontani riflessi
riportano l'eco
di una illusione.
E attese
di altri frammenti
di luce.
Attimi che ho creduto
valessero la vita
solo
trafiggono l'anima.
COMMEDIA
Sogno la vita
accesa nell'alba
in un sorriso di luce.
Non riconosco la vita
ad ogni risveglio
quando muoiono
le illusioni
travolte dal delirio
dell'umanità.
Vivo ogni giorno
quest'umana commedia
senza più lo stupore
dell'innocenza.
Fugaci comparse
d'incomprese bontà
dimenticate
nel solito copione
di malvagità.
Scene ormai logorate
mentre guardo dal loggione
nell'impotenza colpevole
dello spettatore.
Ho sognato
d'essere attore
sulla scena.
Nell'ombra della platea
flebile
scendeva la mia voce
in un vuoto silenzio.
RICORDARE CATULLO
Soles occidere et redire possunt.
E' un inganno
la morte del giorno
se poi altri giorni
m'inseguono
Uccidendomi a poco a poco.
Notti lievitanti
di illusioni
fugate dal ritorno
di nuove certezze
che ricondensano
l'infelicità.
Nobis, cum semel occidit brevis lux,
nox est perpetua una dormienda.
Molecola di polvere
la nostra vita
e l'universo impassibile
macina i millenni.
Almeno riposerò al termine
di questa luce
così breve.
Vivamus, mea Lesbia, atque amemus.
E' amore
accarezzarti
nell'autunno della vita
quando il tuo viso
non nasconde più la fretta
del tempo.
Confondere le lacrime
sui nostri passi
incerti
verso la meta
che ci affatica
insieme.
LETTERE A BETTY
Volando dalla nostra terra
ho visto il sorriso dei tuoi occhi
in un riflesso del sole sul mare.
Non indugiare nelle tue preghiere
per me, Betty.
I nostri sogni di gloria
pascoleranno sulle risaie del Viet-Nam.
Fa caldo, Betty, in questa terra
maledetta. Fa caldo, oggi.
E’ un diluvio di fuoco
che piove sulle nostre casematte
e le risaie ribollono
come un mare in tempesta
sospinto dall’ira di mille demoni.
Gente dalle cento vite,
lo sguardo di un fanciullo
che muore per gioco.
Dì una preghiera, Betty, per me.
Il mento è annerito, Betty,
in queste stagioni interminabili
come le nostre pianure,
orizzonte infinito della nostra vergogna.
Non baciare, Betty, le nostre zolle
che odorano di sangue
se da esse germoglia la morte.
In queste risaie vermiglie
s’annegano i vecchi,
le madri dal ventre rigonfio:
in esse s’acquieta per sempre
l’arsura del fosforo bianco.
Non interrompere, Betty,
mai più le tue preghiere.
Domani tornerò, Betty.
Sento il calore del sole
accarezzarmi le occhiaie vuote
solchi di sangue
in cui berrà per sempre
il ricordo di tanta vergogna.
Non vedrò mai più le tue lacrime
sulle tue preghiere,
ma i petti squarciati dei bimbi
e risaie di sangue.
I miei occhi.
Li ho lasciati
in un angolo maledetto
di questa terra
odorante d’immortalità.
VIVERE
Non più dondolio lieve
di foglia caduta
ma vertigine
il mio volo verso l'abisso.
Percorro amiche un tempo
iridescenze dell'anima
che si spengono
doloranti
sull'ultima pagina
della vita
dove tutto s'acquieta
in un silenzio lieve.
Ascoltare ancora
quelle voci sommesse
alle radici della vita
e cercare Dio
in questi grovigli dell'anima.
E anche piangendo
vivere.
SGUARDI SULLA VITA
Occhi appena aperti alla vita
dal grembo di una madre al pianto
d’essere solo a vivere.
Fragile fiore
infrange la crosta sottile.
S’inchinerà stanco al tramonto.
Occhi che vedono
l’ansimare della vita
sui sogni dispersi a dimenticare
del primo risveglio la memoria.
Il tempo flagella i vani
tentativi di tramutare in oro
la pietra della vita
e già declina
sugli occhi stanchi
per le alchimie perdute.
Oggi
si sono chiusi gli occhi
di un bimbo senza nome
e par che sorrida così freddo
oltre la soglia di un sogno
incominciato forse soltanto
nel grembo della madre.
Sguardi sulla vita.
Occhi che per sorridere
devono morire.
DELIRIO
Non è luce ancora
e già stanco mi geme dentro il tremito
dell’abbandono
di fronte a quel salto di roccia
estremo confronto
d’una giovinezza lontana.
Nell’orrido
il sorriso d’un fiore
irraggiungibile
riflette gli anni lontani
che tornano a volte
per inchiodare
nella mente il tempo
da dimenticare.
Voli di gracchi intorno
a ridere delle mie paure.
Una mano invisibile
mi sradica dal mondo
oltre quel cono di luce
mentre lassù
una croce aspetta
che disperato deponga
crocifisso
il mio delirio.
VOCE
Voce
da anni muta
crocifissa alla terra
uccisa dai tumulti del cuore.
Volevo scendere negli abissi
della vita
per fuggire i frastuoni
che uccidono il silenzio
e riscoprire il senso
d’un cammino disperso.
Volevo piangere
in silenzio
le delusioni, i sogni
traditi, le promesse
tradite, gli affetti
traditi.
Volevo riscoprire
le luci lontane dimenticate
e riaccenderle oggi
accettando il rischio di vivere
per non morire.
E poi riemergere
alla vita.
TEOREMA
Se fossi vissuto
attraverso i secoli,
se avessi contato
tutti i tramonti
arrossati,
se fossi morto ogni sera
per rinascere
in una vana attesa,
se avessi pianto
infinite volte
questo teorema perfetto
della malvagità umana,
oggi
pregherei ancora
d’amore.
Eraldo Odasso
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