Poesie di...
Irene Pizzimenti
Tra mille fili d'erba
Ed il passare lento del mio dito sui tuoi occhi
è silenzioso ritrovarti
Carezza la tua mano che si fa storia sul mio viso
Ad occhi chiusi le tue dita
riscoprono ad una ad una righe che sul mio volto
hanno scritto di lunghe attese
E silenzioso si annulla il tempo col suo dolore
Scritture di futuro giocano tra ciocche brune
di capelli luminosi al sole
Abbandonate braccia ci scorre addosso liberatorio
tra mille fili d’erba verde il viverci
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PROFONDA PRESENZA
E l’attimo
diventa
tempo senza fine
lancetta piccola che scandisce
segretamente
all’anima
parole chiuse al tempo
trasforma i corpi
nel suo silenzio pieno
sospesa
mi tieni stretta
vortici lenti
le nuvole
vestono di bianco l’emozione
scivola dentro ogni forma
piacere che si perde nel piacere
profonda presenza
l’estasi
sorride
finito
il tuo infinito
tocca
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APPARTENENZA
Ed è emozione
questo cercarti ancora
Ed è attesa lo stesso non averti
sogno che si vive sveglio
Attimo che si ripassa lento
ogni attimo
Tenerezza profonda
di un sentirmi dentro te
di un sentirti dentro me
-Appartenenza-
Per quel suo essere
nello stesso essere
Canto che
non ha bisogno di parole
Musica che
suona senza alcuna nota
Stupore che
non si addormenterà
mai nell’anima
Ed è silenzio ora
vestito della tua stessa vita
colorato dal ricordo dei tuoi suoni
Sosta imposta che diventa Attesa
Risalita tua da un vuoto
che profondo
ti serra ogni via d’uscita
Ed io che qui t’aspetto
Ed è emozione questo mio viverti
tenace doloroso
sfida e prigionia
contro ogni senso
contro ogni tempo
contro lo stesso vivere
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ANDAVO BAGNATA
Scrosci d’acqua secchiate argentine
da vecchi balconi finestre del cielo
mi coprono tutta
Dentro il mio corpo
Maglietta incollata ai miei seni
rido e cammino
strizzo felice i lunghi capelli
mi levo le scarpe
schizzo di schizzi questi miei giorni
Sorridi bagnato
Tenero mi poggi sul muro così…sotto l’acqua
su una vecchia sporgenza la gonna si sposta
in piedi a sfiorarmi ti inchini leggero
fronte la tua sulla mia
occhi incantati di pioggia
Noi fermi
quasi paurosi di sciupare l’istante
toccandoci appena
L’acqua non sento
l’acqua non senti
Scrosci bagnati a lavare i giorni
Incollata maglietta io stessa
mi scrivo di te
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SCACCO MATTO
Affollato il tavolo
nervosi i giocatori
Io
posta
senza storia
io noia
egoista
io
dama
che gioca
duro
Io
donna
fredda
che segna
distacco
Incredule voci
sussurrano
Scacco matto…
Mi alzo invidiata
prendo il piatto
lo osservo
lo svuoto per terra
Mi infilo il cappotto
esco
fuori l’aria mi avvolge
Respiro stanca
fanali antichi
compagni di strada
mi illuminano
Io
donna
sola
vado
nel vento si ascolta
Scacco matto
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SEILA
Il tuo viso è muto
le tue labbra mordono finalmente il pane
Mangi mentre osservi
luoghi sconosciuti, gente sconosciuta
sei sola...
I tuoi occhi scuri e gonfi
chiedono perché
in un silenzio pieno di paure.
Alle spalle senti ancora
il rumoreggiare del mare
i suoi mormorii cupi imbronciati
e quel barcone triste
pieno di gente in lacrime
Mordi il pane finalmente
Il tuo vestito strappato grida dolore
bisogni ricatti atrocità
Nel tuo cuore
il mondo resta lontano
legato ad un'isola, a dei sorrisi
a delle mani ancora troppo care
Ma tu
non sai dire...
Mangi il pane finalmente
in una terra sconosciuta straniera vuota
E il tramonto scende
e il tramonto invade ora il tuo cuore
ma tu non sai dire...
E le manine sole
silenziose adesso
si stringono ferite
attorno a quell'unico sicuro mondo tuo...
Il pane.
Irene Pizzimenti
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