martedì 19 novembre 2002

Piossasco 2002

"Antiche come le Montagne"
anno 2002




NEL FIORDALISO DEGLI IRIDI

Conserva ancora gli occhi di ragazza mia madre.
Chissa' nel fiordaliso degli iridi
quanti hanno tuffato lo sguardo e hanno sognato
e si sono perduti.

Veste colori solari, mia madre,
mai i cupi toni del grigio,
mai il funereo nero;
porta calze velate con disegni minuscoli
e colletti di pizzo e jabots.

Il suo buongiorno, al mattino, è il racconto
delle storie fantastiche
che ogni notte lei sogna
in technicolor ci dice
talvolta di principi e armigeri
(ancora sa amare le favole)
talaltra di convitati di pietra
e dongiovanni impenitenti
che forse le strizzano l'occhio.

Mia madre
ha quasi ottantanni.

ADRIANA SCARPA
(TREVISO)
1° CLASSIFICATA a.2002 SEZ.C




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DALL'ANGOLO:
SCORCIO SENZA ALLEGRIA


...qui tutti hanno filetti sulle maniche,
aureole sul capo, voci sonore...
Ma come eseguirò gli ordini loro se l'ultimo fiammifero mi cadde
nella pozzanghera,
e il cielo è morto e gli echi sono cenere?
(Floscia la fede nell'alzabandiera.)
Qui tutti sono amici...
Da dove viene, dunque, il mio nemico,
e dove si nasconde?
(Dietro i bianchi sorrisi e gli occhi in fuga, sentenze inique.)
Ridondante di miti e compromessi,
lenta ma inesorabile, affonda malamente la mia barca.
(Vanno fievoli SOS suicidandosi contro le mura dell'indifferenza,
a cui cedette il posto amore, andandosene lungo la notte illune
verso un lontano altrove.)
Cercherò di buttare fuori bordo le false allegorie e gli stendardi.
E battero' parole su parole
sopra i tasti della mia strenua, decrepita Olivetti lettera trentadue:
oniriche visioni, storielle raccattate, vicende di altri:
una valanga di parole vuote a ricoprire il mio silenzio.

GINA BONENTI MIRA D'ERCOLE
SESTO CALENDE (VA)
2° CLASSIFICATA a.2002 SEZ. C 






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IL BAR DI ALAN

Non voglio perdere quelle cento vite in un'ora,quei
pomeriggi tranquilli al bar di Alan stupendamente trascorsi
a non salvare il mondo, a non pretendere
il farlo. Quei pomeriggi di adolescenza stanca, stranita, un po'
vuota e leggera,senza capo né coda, senza fine.
Quando una sciocchezza, un caffe', un gesto di attenzione fanno
sentire di non aver sbagliato porta, di esser proprio
al proprio posto nel mondo.

SAMUELA CAMELLITI
COMO
3° CLASSIFICATA a.2002 PARI MERITO 






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L'ACQUAIOLA

Dammi ancora un sorso
della tua acqua chiara,
porta un'anfora colma di stelle
e lava le mie ferite di stoppie,
versami sul volto
fresche perle di luce,
poi insieme riposeremo
all'ombra dell'antico ulivo.
Sottovoce ci racconteremo
storie di luminose fanciulle
che, cinto il seno
di mirtilli in fiore,
invocavano Imene,
e sogneremo anche noi
un altare innanzi al quale
celebrare il rito della felicita'
sempre cercata.
Poi riporrai la giara sul capo
e sul ciglio dell'arido giorno
andrai ancora di bocca in bocca
a spegnere arsure d'acqua e di baci
fino al giro del sole
quando si vestira' di sospiri
la piana dei grevi silenzi.
Col buio risaliremo colline,
tra me e te la luna
a colorarci il volto
di un infinito sogno d'amore
che duri al di la' dalla vita.

ALFREDO DI MARCO
CAPACCIO SCALO (SA)
3° CLASSIFICATO PARI MERITO 






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ANIMA TERRAE

Alito.
Calore leggero,
a tratti impercettibile, ma presente.
Soffia.
Scorre.
Vivifica.
Gioca con le cose accarezzandole.
Su esse si distende maternamente.
E nutre.
Tamburi della Terra in lontananza,
mentre piedi nudi
ne seguono il ritmico incalzare
così fisicamente a contatto con la sua forza.
Rubandola
per restituirla arricchita di altra forza.
Una danza di Amore e Morte
da sempre rappresentata,
ed un corpo flessuoso
che morbidamente ritorna a far parte
della Terra.

GABRIELLA LA ROVERE
PESCARA
4° CLASSIFICATA a.2002 PARI MERITO 








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...
Pioggia cincischi
Cespo d'acqua bucciatella
Tarantella nel buco gommato
Di un sax
Ti trovo tra sterpi di erba felpata
Secco torpore di paglia
Tombeggi rulli ciaspoli
Arbusto crepato
Toppi toppi
Tardivo piatto tappeto
Scivoli ibrida di terre
Svincolando erbe, fiori, zampe
Trup
Un grillo rigurgita grilli
Si scoppiano
Scarabei copulanti
La ferita inferta
Al gommoso fango
Annioato
Spurga
Pedestre
Acqua sorella.
Pioggia cincischi
Picchiettando
Solerti consigli
Alla zucca
Zucca arancio fetido
Che ringrazia
Prostrandosi
E prostrandosi
Nella barba di un pino
Sempreverde
Sempreverde
Taratarata'
Mille canguri di bosco
Emulano l'eroico gesto.
Pioggia cincischi
Patapumpette
Pompette pompette.
Succhiami
Via
Nel canalone triste
M'immergerò
E ti vedrò morire
Sfracellarti
Annullarti
Sulla superficie
Sopra i miei occhi
E godrò
Feconderò il fiume
E tanti piccoli
Pascetti fantasiosi
Sbarbati
Salteranno fuori alla prima luna
E per tutta la loro vita
Ti aspetteranno
Per vederti morire
Sulla superficie
Del canalone triste
E
Ridere
E ridere
E continuare il ciclo
Fetido
Imperioso
Mortale
Della vita.

GIULIA SALZA
PIOSSASCO
4° CLASSIFICATA A.2002 PARI MERITO 








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IL CANTO ALTO DELLE AQUILE

Fra torri d'aria, di smog e d'acciaio,
in un'attesa senza piu' sortilegi,
ho visto due aquile volare
ed invertire veloci la rotta.

Poi ho udito spezzare New York.

Ad ogni incrocio
polvere lacerante di sirene
ed oscurità di sole.
La notte ci ha raggiunto troppo presto.
In mezzo a giorni bruciati
si accende la luna
ed il dolore riscopre antiche macerie.
Siamo avvolti dalla nostalgia di noi stessi.
Nella salsedine dei ricordi riaffiorano
stelle marine e rose del deserto
fra pendolari della morte.
Gocce di lacrime fanno alzare maree
verso colorati silenzi di eroi inconsapevoli.
Esplode la paura delle immagini
in corpi evanescenti.
Nessuno sa chi va e chi resta
in questo spiraglio di lampioni spenti.
E si continua ad invecchiare
con il triste privilegio dell'inutile età.

Dal centro sventrato della città
si innalza al cielo una conchiglia
piena del misero limite dei rimorsi
che sfociano nel delta vagabondo
al suono dell'Ave Maria.

Non fateli rinascere quei grattacieli.

All'alba di ogni giorno e nei ricami dei crepuscoli
mettete, in un intreccio senza odio,
a sentinella della loro memoria,
il ricordo muto dei morti
ed il canto alto delle aquile.

GIANCARLO ANGELINI
GENOVA
5° CLASSIFICATO a.2002 PARI MERITO




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ANNIVERSARIO

Oggi ho compiuto gli anni.
Ho dovuto far finta
d'essere allegro.
Adesso, a tarda sera,
sono sceso all'aperto.

Anche da giovinetto mi appartavo
il 23 d'agosto.
Nel vedere quant'erano le stelle
pensavo:" Il mondo è grande
ma saro' grande anch'io".
La vastita' del mondo
mi incitava: scrissi pure
come chiusura d'un'ardente strofe:
"...io eleggo a mia sorte
amar la vita e non temer la morte".

Da tempo ho compreso.
E' troppo grande il mondo
per non sentirmi provvisirio;
è troppo grande la piccola Terra
per segnarla di me,
è troppo vasta l'esigua mia patria.
E, quando vedo una stella cadente
che fa una luce e, poi, subito muore
(e nessun'altra stella se ne avvede),
io penso a me: senza un'ultima luce,
silenziosamente,
io finirò.

CARLO CUINI
PORTO S. ELPIDIO (AP)
5° CLASSIFICATO a.2002 PARI MERITO




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